Machiavelli e l'Umbria / L'arte e la guerra in una mostra a Perugia - Tuttoggi.info

Machiavelli e l’Umbria / L’arte e la guerra in una mostra a Perugia

Alessia Chiriatti

Machiavelli e l’Umbria / L’arte e la guerra in una mostra a Perugia

Dalla Florida il ritratto dello scrittore e politico fiorentino / L'itinerario artistico per Cariarte / Centinaia di studenti attesi
Gio, 30/10/2014 - 21:10

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Costoro soli hanno stati, e non li defendano; sudditi, e non li governano: e li stati, per essere indifesi, non sono loro tolti; e li sudditi, per non essere governati, non se ne curano, nè pensano nè possono alienarsi da loro. Solo, adunque, questi principati sono sicuri e felici“. Un Machiavelli in tutto il suo splendore, lontano da quella machiavellica natura che ci consegna lo scrittore, politico e filosofo in una versione a volte sbagliata. Perugia saluta la mostra “Machiavelli e il mestiere delle armi. Guerra, arti e potere nell’Umbria del Rinascimento”, che è stata inaugurata oggi pomeriggio, e che vede un importante ruolo della Biblioteca Augusta. La accoglie nelle sale della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, grazie alla neonata Cariarte, e rintraccia, in maniera didascalica e inedita, i legami dell’autore de Il Principe con tutta l’Umbria: da Magione a Città di Castello, attraverso una terra dilaniata dalle lotte con il papato e meta ambita di molti condottieri e capitani di ventura. Mentre ci si fa strada nel palazzo accompagnati da un video proiettato che ritrae una tremenda battaglia al tempo dell’invenzione della polvere da sparo, il colpo d’occhio sul suo ritratto è eccezionale, recentemente scoperto da Alessandro Campi in internet ed attribuito da Claudio Strinati alla bottega del Vasari, dove fu realizzato verso la metà del Cinquecento. Attraverso ebay il ritratto è passato dalla Florida a Perugia. Poi la miniatura del Tempio della Consolazione di Todi, il gonfalone di Gubbio, il ritratto di una Perugia sormontata da torri, com’era una volta. E ancora le armi, i manoscritti, testimonianze scrittori degli anti-Machiavelli, fino all’esposizione di una cotta di 15 chili. Il tutto per numeri che si preannunciano già da record, con centinaia di studenti attesi a Perugia.

La mostra è organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia in collaborazione con la Fondazione CariPerugiaArte, col patrocinio del Comune di Perugia ed è allestita a Palazzo Baldeschi al Corso. Sarà visitabile fino al 25 gennaio 2015. I curatori sono Alessandro Campi, Erminia Irace, Francesco Federico Mancini e Maurizio Tarantino. Seguendo le pagine che Machiavelli ha dedicato all’arte della guerra, ripercorre questo tema attraverso dipinti, manufatti, libri a stampa e manoscritti, documenti d’archivio, monete, materiali multimediali.

Nella ricca sezione bibliografica, interamente progettata e realizzata dal personale specializzato della Augusta (che espone 21 manoscritti e 83 testi a stampa dal 1400 al 1800), sono presenti circa 150 pezzi rari e a volte unici, provenienti, oltre che dalla biblioteca perugina, da una decina di biblioteche umbre pubbliche e private. Una sezione che restituisce un capitolo non secondario della ‘fortuna’ di Machiavelli. La data di snodo è il 1559, anno in fu stampato a Roma l’Index librorum prohibitorum (anch’esso esposto). Tra i pezzi più interessanti, oltre all’ormai celebre manoscritto G14 (una delle pochissime copie cinquecentesche del Principe, arrivato in Augusta dalla Biblioteca di Monteripido dove era conservato anonimo e con titolo “depistante”) e al manoscritto (ancora inedito) dell’antimachiavellista perugino Scipione Tolomei, si segnalano importanti opere a stampa. Una serie di opere di Machiavelli con nome cancellato a penna, nascosto nell’anonimato o anagrammato; opere plagiate, pubblicate con falsi luoghi di stampa (paesi inesistenti come Cosmopoli o lontani dal giogo dell’Inquisizione come Filadelfia o Amsterdam) o false date (precedenti alla messa all’Indice); opere tradotte in latino per attenuarne la crudezza (come fece con il Principe il folignate Silvestro Tegli) o mascherate in un romanzo. Ma anche gli scritti antimachiavelliani degli umbri Rocco Pilorci, Tommaso Bozio e Antonio Ciccarelli, l’Antimachiavel di Federico II di Prussia e la prima edizione dell’Encyclopedie, dove Diderot coniò il termine “machiavellismo”.

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