Cronaca

Lotta al terrorismo, procuratori Cardella e Roberti firmano protocollo

La lotta al terrorismo non deve avere confine, ma deve radicarsi anche a livello territoriale, nelle singole regioni d’Italia. Con questo intento, questa mattina, nella Sala degli Affreschi del Palazzo di Giustizia in piazza Matteotti a Perugia, è stato firmato il protocollo organizzativo in materia di indagini contro il terrorismo. L’atto d’intesa antiterrorismo porta la firma del Procuratore Generale della Repubblica, Fausto Cardella, del Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Franco Roberti, del Procuratore della Repubblica per i minorenni, Giovanni Ross, del Procuratore della Repubblica di Perugia, Antonella Duchini, del Procuratore della Repubblica di Terni, Alberto Liguori e del Procuratore della Repubblica di Spoleto, Gennaro Iannarone. Presenti anche i rappresentanti degli uffici giudiziari e delle forze di polizia di tutta l’Umbria.

Isis in Umbria, Procuratore Roberti, “qui non è aria per i terroristi”

La storia del protocollo parte da lontano, da quando, ha detto il procuratore Cardella, “ero in funzione a L’Aquila“. Con questo nuovo passo tra le procure umbre di Perugia, Terni e Spoleto si vuole dare una nuova spinta alla lotta al terrorismo, come quello di Isis, Al Qaeda e Al Nusra, con un cambio di marcia e maggiore collaborazione tra magistratura e forze di polizia. Il protocollo inoltre fa riferimento alla nuova legge sul terrorismo, datata 15 aprile 2015, che racchiude al suo interno norme specifiche sui foreign fighters, sulla possibilità di agire, da parte degli inquirenti, sulla proprietà personale e patrimoniale dei soggetti ritenuti a rischio terrorismo, sull’utilizzo del web per scopi terroristici con la creazione di una black list di siti a rischio, così come sulla possibilità di effettuare intercettazioni telefoniche preventive e la a possibilità per i servizi di informazione e sicurezza di effettuare colloqui investigativi con detenuti per prevenire delitti con finalità terroristica di matrice internazionale.

Una materia, quella della lotta al terrorismo, che cavalca il confine tra prevenzione e repressione, che pone dunque problemi delicati. Importante a riguardo, come detto dal procuratore Roberti, la segnalazione dei cosiddetti “reati spia“, che possono sintomaticamente essere ricondotti anche ad altri reati oltre che alle dinamiche del terrorismo.

Con questo nuovo protocollo, la Corte d’appello mantiene il coordinamento ed è garante nel distretto, sottolineando così il suo ruolo collegiale. “I protocolli se non vengono portati avanti da uomini e donne rimangono lettera morta“, ha detto Roberti. “Siamo certi che a Perugia le cose funzioneranno. In altri distretti bisognerà sollecitare perché non ci sono le stesse sensibilità ovunque. L’Umbria è stata teatro di una serie di indagini in materia di terrorismo molto importanti. Oggi riteniamo ci siano delle spie che è importante tenere sotto controllo, anche a causa di molto movimento di persone e di presenze di natura islamica”, ha concluso Roberti.

La normativa ha inoltre introdotto nuove figure di reato nel quadro del contrasto alle attuali manifestazioni del terrorismo internazionale, caratterizzato dalla molecolarità delle strutture e dalla pulviscolarità delle attività di proselitismo, reclutamento, addestramento e supporto logistico-finanziario ai ‘combattenti’ islamisti“, si legge nel protocollo firmato oggi. Tra i reati spia figurano, tra gli altri, gli omicidi, la ricettazione di documenti di dubbia provenienza, lo spaccio di droga, il trasferimento fraudolento di valori, l’incitamento alla discriminazione razziale commesso tramite internet, il porto e la detenzione illegali di armi ed esplosivi.