Tutto era iniziato con una lite in discoteca, nel Perugino, che aveva coinvolto due spoletini. Era la notte tra il 25 e il 26 dicembre 2009 e per colpa di un bicchiere rovesciato inizia la discussione tra due giovani di Spoleto. La discussione si anima, fin quando uno dei due rende noto all’altro di essere un agente di polizia, anche se fuori servizio. L’altro, per nulla intimorito, replica bonariamente: “Eh allora io sono un operaio!“. Ma non finisce qui: qualche ora dopo, l’agente spoletino incontra in un bar un altro giovane, che riconosce essere tra gli amici di quello con cui aveva avviato una discussione al mattino. A quel punto gli chiede le sue generalità, ma questi si rifiuta.
Il poliziotto allora, pur essendo in quel momento non in attività, ritiene opportuno il 27 dicembre fare una relazione di servizio ai propri superiori in merito alla lite in discoteca. Ne nasce un’indagine, con alcune persone che poi vengono sentite a sommarie informazioni. I due amici spoletini vengono indagati (e poi finiscono sotto processo): l’operaio per resistenza a pubblico ufficiale, l’amico per favoreggiamento. La vicenda approda (per competenza territoriale, nonostante i protagonisti siano tutti di Spoleto) davanti al tribunale di Perugia, che nei giorni scorsi ha emesso la sentenza di primo grado. Il giudice ha assolto entrambi gli imputati (difesi dagli avvocati Roberto Coricelli e Patrizia Del Frate del foro di Spoleto); per loro nei prossimi mesi sarebbe comunque arrivata la prescrizione considerando che dalla lite sono passati 8 anni.