Da lunedì 4 dicembre, i lavoratori della Fornaci Briziarelli Marsciano sono in stato di agitazione; è quanto riferito in una nota congiunta delle sigle sindacali confederate che, informano, nell’ambito degli incontri avuti con i vertici aziendali hanno incassato secchi ‘no’ a tutte le loro richieste sul miglioramento delle condizioni di lavoro all’interno dello stabilimento di Dunarobba.
“Lo stabilimento – si legge nel sito ufficiale dell’azienda – divenuto famoso per la scoperta di una foresta fossile preistorica nella cava di proprietà, nel 2003 è stato completamente realizzato ex-novo ed appositamente progettato per produrre oltre 1200 tonnellate al giorno di blocchi in laterizio portanti e da tamponamento, forati e blocchi da solaio. Lo scopo di FBM nel realizzare questo nuovo impianto, è stato quello di estendere il livello di qualità raggiunto nelle sue tegole anche ai prodotti In laterizio che non rimangono a vista, ma che in termini di staticità ed isolamento, sono di fondamentale importanza nella costruzione della casa”.
Nel dettaglio, i sindacati hanno chiesto l’innalzamento della percentuale del part-time oggi presente in azienda (fermo al 50%), almeno fino alla soglia minima necessaria alla maturazione di tutti gli istituti; l’abolizione dell’orario di lavoro attualmente applicato in azienda, cioè h 6,40 al giorno su 6 giorni che “come dimostrato dalla turnazione esposta – si legge nella nota – genera spesso un eccessivo prolungamento della presenza sul posto di lavoro, scarsi livelli di recupero psico-fisico, annientamento dei tempi di vita, grave disagio familiare. Abbiamo proposto alla proprietà uno schema di turnazione che tenesse insieme le necessità dei lavoratori e quelle aziendali”.
Anche sui ritmi di lavoro non c’è stata intesa nel vertice dello scorso 14 novembre: “Abbiamo chiesto di alleggerire la condizione lavorativa – scrivono Cgil, Cisl e Uil – di chi oggi opera nella doppia di veste di operatore di produzione/manutentore, soggetti a cui l’azienda impone ritmi pericolosamente insostenibili. Abbiamo chiesto anche di aumentare le presenze per turno, preoccupati dell’isolamento in cui spesso operano i singoli soggetti, spesso invisibili al collega più vicino, spaventati dalle potenziali conseguenze che un infortunio o un malessere potrebbero avere in un tale scenario”.
Nell’assemblea di fabbrica dello scorso 21 novembre, i lavoratori hanno perciò dato mandato ai sindacati di proclamare lo stato agitazione che si “riservano di attuare, senza ulteriore preavviso, tutte le forme di lotta necessarie affinché la proprietà ponga in essere tutto quanto in suo potere per rimuovere il grave stato di sofferenza in cui oggi versano i lavoratori di Dunarobba”.