Intervista a Paul Dongmeza, primo maestro venerabile di colore in Italia del GOI / Le interviste di TO - Tuttoggi.info

Intervista a Paul Dongmeza, primo maestro venerabile di colore in Italia del GOI / Le interviste di TO

Redazione

Intervista a Paul Dongmeza, primo maestro venerabile di colore in Italia del GOI / Le interviste di TO

Mer, 09/04/2014 - 10:00

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Alessia Chiriatti

Gli uomini che si fanno ammettere alla Libera Muratoria solamente con l'intenzione di arrivare a scoprire il segreto dell'Ordine, corrono il grande rischio d'invecchiare sotto la cazzuola senza raggiungere mai il loro scopo“. Così è scritto ne “Il segreto massonico”, dalle memorie del fratello Giacomo Casanova, iniziato a Lione nel 1750, nel passo tratto dalla Nuova Enciclopedia Massonica di Michele Moramarco. Eppure chi non ha un segreto? Anche il padre con il proprio figlio lo ha. La profondità dell'amore verso l'altro è uno dei segreti più profondi e inconoscibili: a svelarcelo è Paul Dongmeza, recentemente ordinato Maestro Venerabile di una Loggia del Grande Oriente d'Italia a Perugia. Con una particolarità: è il primo uomo di colore in Italia a ricoprire questo ruolo. Arrivato a Perugia dal Camerun nel 1982, già presidente e fondatore di Umbria Africa, dal 2005 è con la Casa delle Culture per i cittadini stranieri. Dal 2007 organizza anche la Giornata della Memoria contro la Schiavitù presso l'Università per Stranieri nel capoluogo umbro.

Entra nella storia il fratello Paul. In Italia, come il suo, c'è solo un altro caso in Sardegna: ma il Maestro Venerabile dell'isola è appartenente ad una loggia affiliata al Grande Oriente Regolare, ed è in realtà italo-americano. Paul Dongmeza, dopo esser arrivato in Italia, ha frequentato il Liceo, l'Università di Economia e Commercio, a seguito della quale è divenuto Commercialista. E' padre di 3 figli e marito di una donna di Terni. Abbiamo conosciuto Paul Dongmeza durante la presentazione de “Le tavole del 2013”, la raccolta annuale del Circolo di Corrispondenza della Loggia Quatuor Coronati. Per Tuttoggi.info è una donna a intervistarlo, donne che ancora oggi non sono ammesse ai lavori massonici, e lui per la prima volta si concede alla stampa. Una serie di prime volte che contribuiscono a tracciare la storia con la S maiuscola.

Come è entrato a far parte della Massoneria?

Sono entrato nella Loggia da giovane. Ho incontrato delle persone meravigliose. Nonostante provenissi dal Camerun, non mi hanno considerato come un diverso, come uno straniero. Sono diventato Compagno con il Presidente, l'Ingegnere Stoppini, poi Maestro grazie a Danilo Solfaroli, nella Loggia Guardabassi, la più antica di Perugia. E proprio da quella Loggia è nato il Circolo di corrispondenza Quatuor Coronati, nel 2000, dalla volontà di 16 fratelli, che hanno pensato di voler indirizzare il loro impegno verso il mondo della ricerca. Già Mazzini, Garibaldi e Totò furono dei fratelli, e per me entrare a far parte della Massoneria è stato un onore. La Massoneria ha poi importanti rapporti a livello internazionale, come in Inghilterra, in Francia, o all'interno dell'ONU.

Ha condiviso immediamente i valori della Massoneria?

Provengo da una cultura iniziatica e sincretica, dunque senza etichetta e profondamente credente. Sposare quanto professato dalla Massoneria per me non è stato nulla di nuovo o di sconvolgente. Avevo già fatto quanto facevano i miei fratelli, con la stessa propensione alla cultura dell'amore. Noi membri della Massoneria siamo credenti per eccellenza, ma ciò non vuol dire che facciamo riferimento ad una religione nello specifico. Anzi, una delle regole che vige all'interno delle logge è che non si parli nè di politica nè di religione. Le logge poi si definiscono officine: mi piace molto l'idea che si parli di loro come di un luogo di lavoro.

Come vede la sua nomina, a fronte di un immaginario collettivo che guarda alla Loggia come qualcosa di misterioso e discutibile?

E' la riprova che non è così, che l'impossibile non esiste. E' necessario rompere questi tabù. Sono una persona normale, libera, di buon costume. Così come sarebbe utile eliminare ogni pregiudizio, perchè la Massoneria non fa altro che stare dalla parte della libertà del genere umano. Il resto appartiene a dei luoghi comuni. E' anche vero che noi massoni non dobbiamo dimostrare nulla, bensì essere noi stessi, mostrarci al mondo per ciò che facciamo, che non rappresenta nulla di strano. Il Grande Oriente ha avuto il grande coraggio di mostrarsi alla società per ciò che è. Anche l'Italia sembra voler rilanciare un nuovo spirito di apertura verso la novità.

Volete essere un modello per la società?

Tutti vorrebbero esserlo, soprattutto in una società come quella attuale, fatta di perdizioni, dove lo spread è diventato l'unica preoccupazione. Possiamo sicuramente essere una guida, prendere per mano chi è vicino a noi, come una madre fa con un bambino. Siamo nel pieno dell'era del cambiamento radicale: l'uomo resta al centro di tutto, con lui le sue azioni. Noi massoni possiamo ora contribuire a sfatare i falsi miti sulla massoneria.

In che modo?

La Massoneria deve uscire e farsi conoscere, senza paura delle limitazioni profane, professando la libertà. Possiamo essere costruttori dell'umanità, trasmettendo l'amore verso l'altro, per il diverso. La nostra arma non è la spada, ma possiamo comunque riuscire ad addolcire le anime più violente. Siamo pionieri, dei lampioni, dei manifesti: possiamo divenire una stella polare per la società.

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