INAUGURATA LA CHIESA DI FOLIGNO DISEGNATA DA FUKSAS. VESCOVO SIGISMONDI: "DISEGNA UN DIALOGO TRA CIELO E TERRA" - Tuttoggi.info

INAUGURATA LA CHIESA DI FOLIGNO DISEGNATA DA FUKSAS. VESCOVO SIGISMONDI: “DISEGNA UN DIALOGO TRA CIELO E TERRA”

Redazione

INAUGURATA LA CHIESA DI FOLIGNO DISEGNATA DA FUKSAS. VESCOVO SIGISMONDI: “DISEGNA UN DIALOGO TRA CIELO E TERRA”

Dom, 26/04/2009 - 18:43

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E' stata inaugurata oggi pomeriggio la nuova chiesa di Foligno, voluta dalla Conferenza Episcopale Italiana e disegnata dall'architetto di fama internazionale Massimiliano Fuksas. La solenne liturgia della dedicazione della nuova chiesa si è svolta alle ore 17, alla presenza delle massime autorità civili, militari e religiose del territorio. La cerimonia è iniziata alle 17 in punto sotto una pioggia battente, che non ha scoraggiato le centinaia di fedeli presenti. Le maestranze che hanno costruito la nuova chiesa hanno simbolicamente consegnato le chiavi dell'edificio al vescovo di Foligno monsignor Gualtiero Sigismondi, che ha così aperto alla comunità le porte della chiesa. Accanto a monsignor Sigismondi, l'arcivescovo di Firenze monsignor Giuseppe Betori, segretario generale della Cei quando nel 2001 è stato approvato il progetto per la costruzione di questo innovativo modello architettura sacra. Monsignor Betori ha definito la nuova chiesa un simbolo della rinascita di Foligno dopo il terremoto del 1997 e un innovativo modello arte sacra, che proietta la spiritualità oltre i canoni classici. Al suggestivo rito di apertura e alla solenne cerimonia dedicazione della chiesa era presente anche l'architetto Massimiliano Fuksas. Il progettista, piuttosto emozionato, ha detto di aver costruito a Foligno l'opera più intensa ed importante della propria esistenza. La solenne cerimonia – presieduta dal vescovo di Foligno – è poi proseguita con la consacrazione di tutti gli spazi e gli arredi sacri della chiesa. Molto intensa la riflessione di monsignor Sigismondi, che durante l'omelia ha detto: «Si tratta di un complesso edilizio che, essendo slanciato e proiettato verso l'alto, disegna un dialogo tra cielo e terra, che consente di intuire che la Chiesa pellegrina sulla terra si configura come vera e propria cripta della basilica della nuova Gerusalemme, la città santa che, come dice l'Apocalisse, “è a forma di quadrato: la sua lunghezza è uguale alla larghezza” (cf. Ap 21,16); immediatamente dopo l'Autore sacro precisa che “la lunghezza, la larghezza e l'altezza sono uguali”, lasciando intendere che è a forma di cubo!». «Si tratta – ha sottolineato ancora monsignor Sigismondi – di un edificio di culto che, essendo inondato dalla luce del Sole, i cui raggi entrano trasversalmente e verticalmente, vuole sottolineare che la Chiesa “non brilla di luce propria”, ma della luce di Cristo, “Sole di giustizia” ». «Si tratta – ha affermato ancora il vescovo di Foligno – di un complesso che, facendo dell'altare il punto di contatto e di tangenza tra il piano orizzontale e quello verticale, rende plastica l'esclamazione che ancora oggi, nella celebrazione eucaristica, viene rivolta alla comunità credente: Sursum corda. Il nuovo edificio sacro – un cubo di cemento armato alto 25 metri e costruito su un gioco di luci naturali che proietta lo sguardo verso l'infinito – è stato intitolato a San Paolo, l'apostolo delle genti.Il complesso parrocchiale sarà a servizio dell'Unità Pastorale “Giovanni Paolo II”, costituita dalle parrocchie di Budino, Cave, Maceratola, Fiamenga e San Giacomo e guidata dal parroco don Giovanni Zampa.

Ed ecco il testo integrale dell'omelia del vescovo Gualtiero Sigismondi:

“Nella tua casa, Signore, la santità risplenda”: questa formula di benedizione, suggerita dalla Liturgia, riassume e interpreta il senso profondo del rito solenne con cui oggi dedichiamo a Dio, per sempre, questa casa della Chiesa. Giustamente fin dall'antichità, il nome “chiesa” è stato esteso all'edificio in cui la comunità cristiana si riunisce per ascoltare la parola di Dio, pregare insieme, ricevere i sacramenti e celebrare l'Eucaristia. “In quanto costruzione visibile, la chiesa-edificio è segno della Chiesa pellegrina sulla terra e immagine della Chiesa beata nel cielo”. Quello che più colpisce di questa nuova casa di preghiera è il fatto che, nelle sue linee architettoniche, manifesta simbolicamente il mistero della Chiesa: “casa del Dio vivente”, fondata sulla roccia della fede di Pietro (cf. Mt 16,18); “colonna e sostegno della verità” (cf. 1Tm 3,15), edificata sul fondamento degli apostoli e dei profeti in Cristo Gesù, “pietra angolare” (cf. Ef 2,20). Si tratta di un complesso edilizio che, essendo slanciato e proiettato verso l'alto, disegna un dialogo tra cielo e terra, che consente di intuire che la Chiesa pellegrina sulla terra si configura come vera e propria cripta della basilica della nuova Gerusalemme, la città santa che, come dice l'Apocalisse, “è a forma di quadrato: la sua lunghezza è uguale alla larghezza” (cf. Ap 21,16); immediatamente dopo l'Autore sacro precisa che “la lunghezza, la larghezza e l'altezza sono uguali”, lasciando intendere che è a forma di cubo! Si tratta di un edificio di culto che, essendo inondato dalla luce del Sole, i cui raggi entrano trasversalmente e verticalmente, vuole sottolineare che la Chiesa “non brilla di luce propria”, ma della luce di Cristo, “Sole di giustizia”. Si tratta di un complesso che, facendo dell'altare il punto di contatto e di tangenza tra il piano orizzontale e quello verticale, rende plastica l'esclamazione che ancora oggi, nella celebrazione eucaristica, viene rivolta alla comunità credente: Sursum corda. L'altare, punto d'incontro fra cielo e terra, è il punto focale di ogni comunità: su di esso viene perpetuato nel mistero il Sacrificio della croce; intorno ad esso convergono, come a centro ideale, i figli di Dio; verso di esso, polo dello spazio sacro, si dispongono tutti gli elementi necessari per la celebrazione; sotto di esso si ponevano, in passato, le reliquie dei martiri. La celebrazione eucaristica è il rito fondamentale e l'unico indispensabile per dedicare a Dio una nuova casa della Chiesa, e tuttavia la Liturgia, con la preghiera di dedicazione “esprime l'intenzione di dedicare a Dio per sempre” una nuova casa di preghiera, mentre mediante l'aspersione, l'unzione, l'incensazione e l'illuminazione “esprime con segni visibili alcuni aspetti di quella azione invisibile che il Signore esercita per mezzo della Chiesa, quando essa celebra i divini misteri e specialmente l'Eucaristia”. La presenza reale di Cristo fa di ciascuno di noi la sua “casa”, e tutti insieme, quali “pietre vive”, formiamo la sua Chiesa (cf. 1Pt 2,4-5). Sviluppando questa metafora, sant'Agostino osserva che mediante la fede gli uomini “divengono materiale disponibile per la costruzione, come quando gli alberi e le pietre vengono tagliati dai boschi e dai monti”. E tuttavia, “non diventano casa di Dio se non quando sono uniti insieme dalla carità” (cf. Serm. 336); non divengono “pietre atte all'altare” – avverte Origene nelle sue Omelie su Giosuè – fino a quando i credenti “non formano insieme un unico altare per la loro unanimità e concordia”. Questa casa della Chiesa, nella solidità della sua struttura e nella semplicità della sua architettura, sorge in un luogo dissodato dalla sofferenza procurata dal sisma del 1997, e in un campo irrigato dalle lacrime di chi qui ha vissuto, per così dire, l'esperienza dell'esilio, passando dalle macerie della rassegnazione alla fatica e alla gioia della ricostruzione. Questa casa di preghiera si innalza in uno dei punti nevralgici della città di Foligno, accanto al nuovo Ospedale, e si candida a diventare, non solo idealmente, campo base che invita tutti a sollevare lo sguardo. Questo nuovo complesso parrocchiale diventa punto di convergenza di diverse comunità cristiane a cui viene affidata la responsabilità di disegnare l'architettura pastorale di un vasto territorio, che abbraccia più parrocchie, a cui viene chiesto non di recidere le proprie radici antiche ma di estenderle in uno spazio più ampio rispetto a quello offerto dal campo visivo del proprio campanile. Questo nuovo edificio di culto viene intitolato all'apostolo Paolo: “il maestro e dottore che ha annunciato la salvezza a tutte le genti”; il grande missionario che, spinto “dall'amore per Cristo” e mosso dalla “sollecitudine per tutte le Chiese”, “ha illuminato le profondità del mistero”. La preghiera di dedicazione, nella sua sapiente costruzione, suggerisce alcune invocazioni che vorrei sottolineare, rivolgendomi con infinita gratitudine a tutti coloro che, a diverso titolo, hanno voluto, progettato e realizzato questo tempio, che si affaccia su un ampio sagrato, che lascia percepire la profondità del respiro cattolico e l'intensità dell'abbraccio apostolico della Chiesa. “Chiesa santa, vigna eletta del Signore, che ricopre dei suoi tralci il mondo intero e avvinta al legno della croce innalza i suoi virgulti fino al cielo. Chiesa beata, dimora di Dio con gli uomini, tempio santo costruito con pietre vive sul fondamento degli apostoli, in Cristo Gesù, fulcro di unità e pietra angolare. Chiesa sublime, città alta sul monte, chiara a tutti per il suo fulgore dove splende, lampada perenne, l'Agnello, e si innalza festoso il coro dei beati”. Il rito della dedicazione suggerisce, anche nel tempo di Pasqua, il passo di Neemia in cui è presentato il popolo di Gerusalemme riunito intorno allo scriba Esdra, per ascoltare la proclamazione della legge di Dio (cf. Ne 8,2-4.5-6.8-10). Questo brano è sigillato da un'affermazione che suona come un'acclamazione: “La gioia del Signore è la nostra forza”. Questa solenne formula di benedizione interpreta l'esultanza di questa assemblea che, nella pienezza della gioia pasquale, mentre dedica a Dio questo tempio, domanda al Lui, “tre volte Santo”, di “avvolgere della sua Santità” questa casa di preghiera e di donare a tutti noi, tempio vivo della sua grazia, “quella fede che animò san Paolo e lo fece apostolo e missionario delle genti”.

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