Il consiglio comunale di Città di Castello dice “si’” alla campagna “Banning poverty 2018” - Tuttoggi.info

Il consiglio comunale di Città di Castello dice “si’” alla campagna “Banning poverty 2018”

Redazione

Il consiglio comunale di Città di Castello dice “si’” alla campagna “Banning poverty 2018”

Mer, 23/10/2013 - 14:40

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E’ stato approvato con 14 voti a favore e 6 contrari (centrodestra) l’ordine del giorno presentato dai consiglieri Roberto Colombo (Idv), Jonathan Gatticchi (Pd), Alessandro Alunno (Sinistra per Castello) e Christian Draganti (Patto per Castello) sull’adesione alla campagna mondiale “Banning poverty 2018. Dichiariamo illegale la povertà” a cui anche “Altrocioccolato” ha deciso di dare il proprio assenso, mettendola al centro dell’edizione 2013. Così facendo, il consiglio comunale tifernate è diventato il terzo in Italia a sposare la causa dell’iniziativa: quest’ultima, nata nell’ambito delle attività dell’associazione ‘Monastero del Bene Comune’ di Verona, è stata promossa da 30 realtà tra associazioni, riviste e singole personalità della società civile italiana e della chiesa e punta a fare in modo che l’Assemblea generale dell’Onu emani una risoluzione per il 2018 (70° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani) che dichiari ‘illegali’ le pratiche sociali e culturali, le istituzioni e le leggi che generano e alimentano meccanismi di impoverimento e di esclusione a livello locale e globale.
La campagna si basa sui ‘12 principi dell’illegalità della povertà’ nei quali si afferma, in sintesi, che poveri non si nasce ma si diventa: “la povertà è una costruzione sociale”, ossia nasce all’interno di regole del gioco squilibrate, in contesti dove la disuguaglianza diventa un dato acquisito e parte strutturale delle stesse istituzioni che garantiscono diritti ineguali ai diversi gruppi sociali. L’iniziativa, cui anche Altrocioccolato ha deciso di aderire, è stata oggetto di un convegno, organizzato proprio a Città di Castello in occasione della kermesse di Umbria Equosolidale, cui ha preso parte Riccardo Petrella, docente della Libera Università di Bruxelles e tra i fondatori della campagna.
Anche il sindaco tifernate, Luciano Bacchetta, intervenendo durante la seduta del consiglio comunale di lunedì 21 ottobre, si è schierato a supporto dell’iniziativa, decidendo di sostenere l’ordine del giorno “perché obiettivi quali la riduzione dell’impoverimento e la lotta alla disuguaglianza sociale ed economica non possono che essere condivisi universalmente. Il messaggio che arriva da questa campagna, e che è stato poi anche al centro dell’edizione di Altrocioccolato, – ha concluso il primo cittadino – è che bisogna attivarsi per fare in modo che questo mondo diventi più equo e giusto per tutti, specie per quelli che oggi sono considerati i più deboli”.

Ecco i 12 dodici principi dell’illegalità della povertà:
1) Nessuno nasce povero, né sceglie di essere povero
2) Poveri si diventa. La povertà è una costruzione sociale
3) Non è sola la società povera che “produce” povertà
4) L’esclusione produce l’impoverimento
5) In quanto strutturale, l’impoverimento è collettivo
6) L’impoverimento è figlio di una società che non crede nei diritti alla vita e alla cittadinanza per tutti, né nella responsabilità politica collettiva per garantire tali diritti a tutti gli abitanti della Terra
7) I processi d’impoverimento avvengono in società ingiuste
8) La lotta contro la povertà (l’impoverimento) è anzitutto la lotta contro la ricchezza inuguale, ingiusta e predatrice (l’arricchimento)
9) Il “pianeta degli impoveriti” è diventato sempre più popoloso a seguito dell’erosione e della mercificazione dei beni comuni, perpetrata a partire dagli anni Settanta.
10) Le politiche di riduzione e di eliminazione della povertà perseguite negli ultimi 40 anni sono fallite perché hanno combattuto i sintomi (misure curative) e non le cause (misure risolutive).
11) La povertà è oggi una delle forme più avanzate di schiavitù, perché basata su un “furto di umanità e di futuro”.
12) Per liberare la società dall’impoverimento bisogna mettere “fuorilegge” le leggi, le istituzioni e le pratiche sociali collettive che generano ed alimentano i processi d’impoverimento.

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