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Giornate FAI di Primavera, aderisce anche la delegazione di Terni

Redazione

Giornate FAI di Primavera, aderisce anche la delegazione di Terni

L'elenco dei siti scelti per la XXIV edizione dell'evento
Gio, 17/03/2016 - 14:07

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Tante le iniziative che si terranno nel territorio ternano sabato 19 e domenica 20 marzo, in occasione della XXIV edizione delle Giornate FAI di Primavera, evento voluto e organizzato dal Fondo Ambiente Italiano sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica.

È un weekend che non somiglia a nessun altro. E si riconosce subito: centinaia di migliaia di persone escono di casa e occupano l’Italia, scoprendone aspetti inediti e insoliti grazie alla possibilità di conoscere luoghi che non si possono visitare e storie che non vengono mai raccontate.

VILLA FONGOLI: UNA ROMANTICA FORTEZZA SUBURBANA – Sulle propaggini di colle Obito, a dominare il fronte sud della città, sorge villa Fongoli, inserita in uno straordinario scenario vegetale ed arboreo che costituisce una vera e propria oasi nella cementificazione intensiva del quartiere. La villa, realizzata tra il 1902 e il 1903, segna uno dei primi interventi in città del celebre architetto romano Cesare Bazzani, chiamato dal giovane avvocato Lodovico Fongoli, membro di una delle famiglie più rappresentative della città post unitaria. La villa nasce dal sostanziale restauro e dalla integrazione volumetrica di una modesta costruzione settecentesca attorniata da una coppia di annessi agricoli che diviene una romantica fortezza dal sapore rustico, inserita in un contesto agreste sottratto alle colture e destinato, con la creazione di un laghetto e di un vasto giardino, ad un uso diretto della casa.

A dominare il complesso sorge una torre, che oltre alla funzione di alloggiamento di un corpo scala, propone affacci scenografici e si offre inusitata alle visuali lontane, in un probabile riferimento al famoso e suggestivo minareto della quasi coetanea villa Martinori di Narni.

MARMORE: LA VILLA SULLA CASCATA – Il 18 ottobre 1897 Luigi Morandi acquista un’area a bosco ceduo, posta ai bordi dell’abitato di Marmore, di particolare valore paesaggistico perchè perimetra l’ultimo tratto del percorso delle acque del fiume Velino prima di compiere il grande salto che forma la Cascata delle Marmore.  In questo straordinario scenario ambientale viene costruita una casa a due livelli di semplice fattura ma di grande suggestione, e l’intera area a disposizione viene sistemata a giardino con terrazze, percorsi e scorci panoramici. Si dice che Luigi Morandi (1856/1933) possidente, imprenditore, uomo politico, personalità di rilievo della città  tra Otto e Novecento, avesse realizzato la casa di Marmore per alleviare la malattia del figlio, ottemperando alle prescrizioni dei medici che avevano consigliato di respirare il più possibile i vapori della Cascata. Nel 1948 la villa viene acquistata dall’imprenditore abruzzese Ercole Di Giuseppe, trasferitosi a Terni per lavoro, che la intesta alla moglie Ersilia Santilli, nativa di Marmore, a suggellare una lunga storia d’amore; proprietà tuttora in essere, anche se passata oggi ai discendenti.

IL LUOGO DELLA MISERICORDIA : S.MARIA DEL MONUMENTO – La chiesa prende nome dalla presenza di un mausoleo di epoca romana imperiale appartenuto alla gens Attia. Nel corso del medioevo a ridosso di tale monumento si sviluppa una piccola cappella dedicata alla Vergine, al cui interno alla fine del XIV secolo viene realizzato un ciclo affrescato di alta qualità pittorica il cui esatto significato è rimasto oscuro fino a pochi anni fa, quando in esso sono state riconosciute alcune iconografie caratteristiche della “Devozione dei Bianchi” del 1399, l’ultimo grande moto devozionale del Medioevo, diffusosi per tutta l’Italia centro-settentrionale.

Questo singolare movimento religioso, che sarà all’origine dell’indizione del Giubileo del 1400, nasce infatti come una risposta spontanea popolare ad una diffusa esigenza di pace in una società permeata di violenza, odio e sopraffazione: la Misericordia cui i Bianchi facevano appello e ricorso fu la chiave del clamoroso successo della loro opera di riconciliazione.

Come una sorta di striscia a fumetti, il ciclo pittorico delle “Storie dei Bianchi” presenta immagini di apparizioni miracolose, di riconciliazioni e di pellegrinaggi di ringraziamento per la pace riconquistata.

LA CHIESA DI SANT’ALO’ – La romanica chiesa di Sant’Alò sorge nell’antico quartiere Rigoni, tra via Cavour e via Garibaldi, sorge a poca distanza dalla basilica francescana. Il nome Rigoni rimanda alla presenza di un corso d’acqua (rivolus) facente parte del sistema di canali, oggi interrato, usato per le officine e le attività commerciali. Concessa dal vescovo agli Eremitani di Sant’Agostino, che costruirono anche l’attiguo convento, la chiesa era un tempo identificabile come San Pietro de Rigone, poi rinominata Sant’Alò nel sec. XV. L’architettura rimanda ad altri edifici religiosi coevi, caratterizzati da sobrietà e rigore, con facciata a capanna e divisione interna a tre navate. Vari interventi ne hanno modificato l’originaria struttura nel corso dei secoli. Dedicata al santo Eligio da Limoges, protettore degli orafi, fu assegnata alle monache francescane nel sec. XV e passò all’Ordine dei Cavalieri di Malta nel sec. XVIII. Adibita a carbonaia dopo l’Unità, fu restaurata nel 1923 dall’architetto Bazzani nel 1923, poi dal Martelli nel dopoguerra. Affidata alla Diocesi, fu data in uso alle Clarisse, fino all’attuale concessione alla comunità ortodossa.

GLI AFFRESCHI NELLA CHIESA DI SAN GIOVANNI BATTISTA  A ROCCA SAN ZENONE – L’antico borgo di Rocca San Zenone, insediamento fortificato posto in prossimità della città e in posizione strategica all’inizio della Val di Serra deve il suo toponimo alla preesistente chiesa dedicata al tribuno Zenone martirizzato sotto Diocleziano. Delle tre antiche chiese documentate nel sito, l’unica posta all’interno della cinta muraria del castello è quella dedicata a San Giovanni Battista; che dopo un lungo abbandono e interventi parziali, è stata restaurata in successivi lotti per quasi un decennio sino al 2014. L’intervento ha permesso di recuperare l’intero, complesso palinsesto decorativo presente in navata, restituendo al patrimonio territoriale e alla pubblica fruizione ben 45 mq. di affreschi quattrocenteschi inediti, occultati nei secoli dalla sovrammissione di più strati ad intonaco e tinteggiatura. In attesa di studi più approfonditi, i dipinti ad affresco messi in luce e restaurati sono stati ascritti ad un ambito culturale molto ampio che va dal M.° del 1409 o Maestro di Narni (attivo fra il 1375 e il 1410) a Bartolomeo da Miranda (attivo fra il 1425 e il 1449).

Il CASTELLO DI MIRANDA: UNA FINESTRA SUL MEDIOEVO TERNANO – In posizione dominante e strategica sulla conca di Terni, si erge maestoso il paese di Miranda, esempio in gran parte intatto di castrum medievale, attestato già dall’ XI sec., oggetto per secoli di aspre contese tra la città di Narni, che ne era proprietaria, e la comunità ternana. Nel XIII secolo Miranda fu destinata ad ospitare alcuni proseliti dell’eresia catara, determinando un annoso assedio ad opera delle truppe pontificie, che riuscirono infine ad espugnarla nel 1234 con conseguente crudele repressione. Nel 1453 la cittadinanza ternana, acquistato il castello dalla Camera Apostolica per 3000 ducati d’oro, realizza il più antico esemplare lapideo superstite di Tiro o Thyrus, il “drago” ternano, tutt’ora apposto sulla grande porta urbica. Tanti i motivi di interesse, la Chiesa della S.S. Trinità, rimaneggiata nel XVIII sec., che ancora conserva il grande campanile del 1665; l’attiguo Oratorio del S.S. Sacramento, con notevoli affreschi dell’aretino Sebastiano Flori; la recentissima scoperta dei resti di affreschi secenteschi della chiesa della Madonna della Rocca, ubicati all’interno del mastio, che offre un incantevole affaccio a tutto tondo sul paese e la conca ternana.

 I LUOGHI DELLA DEVOZIONE DEI BIANCHI DEL 1399 – Una segnalazione particolare è la proposta di realizzare una serie di eventi culturali, da attuarsi in collaborazione fra alcune delegazioni FAI dell’Umbria e del Lazio (Sabina), in concomitanza con il Giubileo straordinario della Misericordia, nei luoghi dove i Bianchi del 1399 hanno lasciato testimonianza documentaria e pittorica del loro passaggio devozionale.

È di questi ultimi anni la individuazione, tra Umbria e Sabina, di diverse testimonianze pittoriche ispirate al moto, alcune delle quali risultano direttamente influenzate dal contenuto delle laude dei Bianchi, con sorprendenti corrispondenze tra testo scritto e testo figurato.

Terni, Chiesa di S. Maria del Monumento – La presenza del moto a TERNI è testimoniata dallo splendido ciclo di affreschi raffiguranti “Storie dei Bianchi” effigiato nella chiesa di S. Maria del Monumento: qui è narrata, in quattro riquadri, la leggenda di fondazione del moto, il c.d. “Miracolo di Scozia”, nonché il miracolo assisiate dell’“Apparizione della Madonna dell’Oliva”, raffigurato in un riquadro di maggiori dimensioni, comprendente anche una scena di riappacificazione e una processione.

Orvieto, i Bianchi nel museo e nella cripta della Cattedrale – Ad ORVIETO (TR) il moto dei Bianchi, ampiamente descritto nelle locali cronache redatte da Luca Manenti e Francesco di Montemarte, ha lasciato una testimonianza iconografica in un pregevole frammento di affresco raffigurante l’ “Apparizione della Madonna dell’Oliva” proveniente dalla locale chiesa di S. Maria dei Servi, da qui distaccato ed ora conservato nel Museo dell’ Opera del Duomo.

Per l’elenco completo delle aperture è possibile consultare il sito www.giornatefai.it o telefonare al numero 02 467615270. Le versioni i-Os e Android dell’APP FAI sono scaricabili gratuitamente dagli store di Apple e Google. Facile e intuitiva, l’app geolocalizzata riconoscerà la posizione dell’utente e indicherà la mappa dei luoghi più vicini da visitare. Invitiamo tutti a diffondere in rete la notizia di questo evento che permette di scoprire un’Italia diversa utilizzando gli hashtag #giornatefai e #faicambiarelitalia.

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