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Effetto interdittiva, Gesenu appalta ad esterni i servizi verso privati

Redazione

Effetto interdittiva, Gesenu appalta ad esterni i servizi verso privati

Il divieto è nell’atto di reiscrizione all’albo dei gestori. Può procedere solo verso contratti commissariati con gli enti pubblici
Ven, 13/05/2016 - 13:39

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Prima è arrivato il blocco dalla sezione regionale dell’albo dei gestori ambientali per Gesenu poi l’atto di reiscrizione “con limitazioni” al medesimo albo. Ora arriva la decisione dell’azienda dei rifiuti, di sospendere in autotutela i rapporti con i privati. Tutto sempre per effetto dell’interdittiva antimafia che ha colpito Gesenu e che aveva provocato la cancellazione dall’albo e il successivo reinserimento ma  “limitatamente ai contratti in corso di esecuzione, commissariati dalla prefettura di Perugia” che ricordiamo sono 35, per un valore di oltre un miliardo di euro e tra questi ci sono i servizi con aziende ospedaliere e sanitarie, la raccolta e lo smaltimento nei Comuni di  Viterbo, Montefiascone, Gravina nel Catanese e a Fiumicino. Va  poi considerato che attraverso Gest (che in Umbria serve 24 Comuni) ed è composta da Gesenu al 70% e sue partecipate (Tsa al 18%, Sia 6%, Ecocave 6%) svolge funzioni di raccolta e smaltimento dal Trasimeno al Perugino passando per tutta la Media valle del Tevere e la città di Perugia ci sono i maxi appalti per raccolta nei 24 principali comuni umbri della provincia di Perugia, arrivando anche a San Venanzo.

Le limitazioni indicate tra le “regole” della reiscrizione sono proprio relative al blocco della gestione dei rifiuti speciali e dei rapporti con i privati.  Gesenu quindi ha scelto di affidare a ditte esterne private,  la gestione dei servizi derivanti dai contratti con i privati, pagandole ovviamente. Per intenderci uno dei privati che avrebbe rischiato disservizi era Nestlè, poi le cliniche sanitarie convenzionate del capoluogo e tutta una costellazione di pmi dell’Umbria.

La data del 19 maggio è quella segnata in rosso sul calendario, si perchè il 19 maggio scadono i termini dell’interdittiva, ma se nel frattempo non cambierà qualcosa nell’assetto societario della compagine – sul fronte della componente privata – è molto probabile che scatterà una proroga di altri sei mesi e l’interdittiva non verrà rimossa.

“La reiscrizione all’Albo nazionale dei gestori ambientali – spiega la capogruppo dei 5 stelle al Comune di Perugia Cristina Rosetti – se ha messo in sicurezza i contratti commissariati, non ha avuto effetto per gli altri. La raccolta dei rifiuti speciali ci dicono essere ferma. I danni derivanti dall’interdittiva antimafia ormai non si contano più e gli strascichi potrebbero essere ancora peggiori, se non si prendono le giuste decisioni”, che per i 5 Stelle potrebbero essere quelle di far tornare pubblico il servizio. “La giunta – conclude Rosetti – dovrà rendere conto a 360 gradi del suo operato e questa volta non permetteremo né a Varasano né a nessun altro di censurarci, a costo di azioni eclatanti”.

Intanto questa mattina i lavoratori di pendenti di Gesenu si sono ritrovati, intorno alle 11, di fronte alla sede del Comune di Palazzo dei Priori e di fronte alla Prefettura per manifestare, preoccupati per il loro futuro lavorativo. Hanno deciso di non incrociare le braccia, di garantire il turno della raccolta dei rifiuti. Poi, una volta terminato, tutti a manifestare. Per loro, è necessario che le indagini della magistratura facciano il loro corso, ma vogliono avere certezze riguardo al servizio che loro stessi, giornalmente, garantiscono. E proprio l’affidamento dato da Gesenu ai privati fa tremare i dipendenti, ora più che mai preoccupati per la loro sorte.
Non è poi la prima volta che i dipendenti Gesenu decidono di manifestare a Palazzo dei Priori: uno scontro acceso si ebbe lo scorso giugno, durante un tavolo tra le parti per il mantenimento dei livelli occupazionali. Pochi giorni prima, gli stessi lavoratori avevano manifestato con una presenza massiccia durante la seduta del Consiglio Comunale: la seduta era stata infatti interrotta e assediata dai dipendenti della Gesenu, con le contestazioni arrivate al momento delle nomine dei legate alla dirigenza.
Dal canto suo, Rifondazione comunista dell’Umbria, in una sua nota,  dichiara: “i lavoratori non hanno alcuna responsabilità rispetto alla situazione che si è venuta a creare. La vicenda continua ad essere pesante e certifica le infiltrazioni malavitose in Umbria. Non possono essere lavoratori e cittadini a subirne le conseguenze. Le privatizzazioni sono state e sono un fallimento completo. La Regione anche sui rifiuti non governa, il Comune di Perugia è semplicemente immobile. Noi pensiamo che bisogna tornare alla gestione pubblica di servizi come rifiuti ed energia per ribaltare la logica perversa delle privatizzazioni. Proponiamo a lavoratori, cittadini, forze politiche e sociali di ripubblicizzare il servizio e creare un’Azienda Speciale Regionale interamente pubblica che operi sotto controlli ferrei sulla trasparenza nelle assunzioni e sulla competenza nella gestione. I soldi ci sono. Si può fare – conclude Rifondazione – attraverso la formula dell’azionariato popolare, un euro per bolletta per far tornare proprietari del servizio i cittadini”.
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