Fondi pubblici distratti, Corte dei Conti condanna 70enne di Spoleto - Tuttoggi.info

Fondi pubblici distratti, Corte dei Conti condanna 70enne di Spoleto

Sara Fratepietro

Fondi pubblici distratti, Corte dei Conti condanna 70enne di Spoleto

Lo spoletino aveva aperto un bar nel 2010 chiudendolo poco dopo, dovrà restituire quasi 35mila euro | Sul caso indaga anche la magistratura penale
Mar, 11/10/2016 - 11:23

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Aveva chiesto ed ottenuto dei fondi pubblici per l’apertura di un’attività commerciale nel centro storico di Spoleto. Non solo però non aveva rispettato quanto previsto dal bando pubblico, chiudendo la propria attività pochi mesi dpo aver ricevuto il contributo (che avrebbe dovuto restituire in 6 anni), ma aveva presentato a garanzia una fideiussione falsa. Per questo un 70enne di Spoleto è stato condannato dalla Corte dei Conti al pagamento di quasi 35mila euro ed ora rischia di dover finire pure in Tribunale.

Lo spoletino aveva aperto nel 2010 un bar in pieno centro storico, chiedendo ed ottenendo un contributo pubblico nell’ambito delle misure riguardanti le agevolazioni a favore della imprenditoria giovanile. I fondi erano stati liquidati da  Sviluppumbria, in data 29 marzo 2011, dietro domanda di agevolazione presentata il 31 marzo 2010. Successivamente alla riscossione, a seguito di un sopralluogo effettuato in data 6 novembre 2012 da personale della Provincia di Perugia, è emerso che la società aveva cessato la propria attività imprenditoriale.

Avendo cessato l’attività, dopo circa un anno dalla percezione del contributo, la società non ha rispettato le condizioni previste dal Capitolo 9 dei “Criteri ed Indirizzi per la Gestione della delega di cui alla legge regionale n. 12 del 1995”, che prevede, tra gli altri obblighi, che “i beneficiari delle agevolazioni sono tenuti a presentare le garanzie richieste dal Nucleo di valutazione a garanzia dei benefici accordati (fidejussione bancaria); realizzare il progetto nei termini stabiliti (entro e non oltre un anno dalla data di accoglimento della domanda – 27 dicembre 2010); impegnarsi a non alienare i beni acquisiti con le agevolazioni, salvo preventiva autorizzazione da parte della Provincia e previo assenso del nucleo di valutazione; a presentare, annualmente per i primi tre anni, una relazione sulla destinazione ed utilizzo delle somme erogate a valere sulla legge regionale n. 12 del 1995 ed a conservare tutta la documentazione contabile per almeno cinque anni presso la sede dell’azienda”. In caso di mancato rispetto delle predette condizioni, la citata legge della regione Umbria prevede la revoca del contributo.

Cosa che quindi è avvenuta. Non solo: durante le indagini compiute dalla Guardia di finanza  su delega della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia, la società della quale il 70enne era legale rappresentante ha presentato a garanzia del finanziamento una fidejussione bancaria rivelatasi falsa. Oltre a questo il progetto previsto in base al quale era stato erogato il contributo non era stato realizzato nei termini (cioè entro il 28 ottobre 2011); né erano stati rendicontati gli investimenti. Infine il bar ha cessato l’attività pochi mesi dopo l’erogazione del contributo pubblico ed ha venduto i beni acquisti con le agevolazioni, in assenza di autorizzazione da parte della Provincia di Perugia, e non ha provveduto al pagamento neanche della prima rata delle somme anticipate, di cui era prevista la restituzione in sei anni.

Nel novembre 2012, quindi, la Provincia aveva comunicato all’uomo la revoca dell’intero importo delle agevolazioni ammesse e liquidate, pari a 34.874,39 euro, oltre interessi. A seguito di tali inadempienze, nonché della mancata restituzione del contributo, la Regione Umbria ha esercitato l’azione di recupero, attraverso l’escussione della polizza fidejussoria, ma infruttuosamente. La Procura regionale della Corte dei conti ha quindi ravvisato nei fatti sopra descritti un danno per l’Erario, quantificato nella misura di 34.874,39 euro. L’uomo non si è nemeno costituito nel procedimento davanti alla magistratura contabile ed ora è stato condannato al pagamento della cifra in questione. Sulla vicenda sta indagando anche la magistratura penale.

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