Cronaca

Figlio di due mamme, Comune Perugia nega la trascrizione atto di nascita

La trascrizione di un atto di nascita di soggetto nato all’estero ed ivi registrato è contemplata dalla normativa vigente che non disciplina tuttavia le trascrizioni riguardanti figli di genitori dello stesso sesso. A tale proposito è stato richiesto un parere alla prefettura e l’atto di diniego espresso dagli ufficiali di stato civile si è conformato al predetto parere. Ciò posto, l’amministrazione comunale, che come noto, non ha potestà legislativa, è chiamata all’applicazione delle norme vigenti ed alle funzioni di stato civile, in forza della delega prefettizia, e rimane in attesa degli eventuali interventi del legislatore alla luce anche della recente pronuncia della Cassazione. Pronuncia, comunque, successiva rispetto all’atto di diniego”.

Risponde così il Comune di Perugia in una nota ufficiale dopo le polemiche suscitate dall’aver negato la trascrizione dell’atto di nascita di un bambino venuto al mondo in Spagna e figlio di due mamme, unite civilmente anche allo stesso Comune di Perugia. Il rifiuto è dello scorso 30 maggio quando, richiamando un articolo dell’ordinamento dello stato civile, quello relativo all’ordine pubblico, l’ente ha negato la trascrizione, candidandosi ad essere il primo Comune d’Italia ad aver negato “per intero” la trascrizione di un atto di nascita figlio di due genitori dello stesso sesso. Negli altri comuni infatti, secondo quanto sostiene Rete Lenford che fornisce assistenza legale alle famiglie omosessuali, la trascrizione sarebbe stata effettuata con il nome di un solo genitore, permettendo così al bambino di avere dei documenti. Invece Perugia, dopo aver chiesto un parere alla Prefettura, ha deciso, per dirla con le parole di una nota stampa inviata dall’ente sabato sera alle 21.30 di “aver applicato le normative vigenti”.

Ieri pomeriggio l’Omphalos ha comunque tuonato contro il Comune annunciando il ricorso al tribunale civile delle due mamme. “Ci chiediamo con che coraggio l’amministrazione comunale abbia scelto di negare ad un bambino di sei mesi il diritto all’identità – dichiara Stefano Bucaioni, presidente di Omphalos – questo atteggiamento, oltre che essere fuori dal tempo, è fortemente discriminatorio e crudele. Crudele perché a farne le spese è un bambino la cui unica “colpa” è quella di avere due mamme che lo hanno tanto desiderato e che lo amano. I tribunali di molte città e persino la Cassazione si sono già espressi più volte ordinando ai comuni reticenti di procedere alla trascrizione, ma il Comune di Perugia ha ignorato tutte le sentenze e ha rifiutato la trascrizione per motivi di ordine pubblico. Motivazione al limite del ridicolo. Al Comune evidentemente piace spendere denaro pubblico in ricorsi persi in partenza e noi non ci tireremo certo indietro”. Omphalos, spiegano nella nota, aveva chiesto un incontro urgente al sindaco Andrea Romizi, che tuttavia non avrebbe mai dato risposta affermativa o negativa.

“È triste pensare che l’amministrazione comunale si concentri tanto nell’interpretazione di una locandina, assecondando polemiche inutili e faziose, mentre continua a negare diritti civili a coppie gay e addirittura ai loro figli – conclude Bucaioni – Siamo sicuri che non è questo quello che i nostri concittadini vogliono. Perugia, la città che conosciamo e nella quale viviamo, non abbandonerebbe mai un bambino di 6 mesi in un altro paese senza documenti né identità, solo perché figlio di due mamme. Se questa amministrazione comunale ha deciso di farlo, questa non è l’amministrazione adatta a questa città. Forse è bene cominciare ad interrogarci su queste scelte, invece che dare retta alle visioni e alle fantasie dei soliti quattro oltranzisti omofobi”.