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FarmacieTerni è caos | Cda bacchetta Di Girolamo e la questione diventa ‘nazionale’

Luca Biribanti

FarmacieTerni è caos | Cda bacchetta Di Girolamo e la questione diventa ‘nazionale’

Interviene il presidente di As.So.Farm Venanzio Gizzi che chiede un incontro al sindaco
Ven, 31/03/2017 - 17:44

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Continua il botta e risposta tra il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, e il Cda di FarmacieTerni, riguardo la decisione del Comune di privatizzare il servizio, attualmente in house, della distribuzione di medicinali.

Nella giornata di ieri il primo cittadino ternano aveva pubblicato una lettera aperta indirizzata al Cda, nella quale, con tono fermo e deciso, aveva cercato di ristabilire i ruoli tra chi amministra e tra chi è delegato dagli amministratori a svolgere un ruolo di tutela di un patrimonio come quello delle farmacie ternane.

Il messaggio deve essere arrivare forte e chiaro a FarmacieTerni, visto che oggi è arrivata una replica nella quale, in punta di fioretto, il Cda ‘sale in cattedra’ nei confronti del sindaco, come un insegnante fa con un alunno che non ha capito la lezione e cerca di rispiegarlo con parole più semplici:

“Al fine di evitare ogni possibile equivoco – si legge nella aperta di oggi del Cda – riconfermiamo ancora una volta che non siamo intervenuti, non interveniamo oggi e non interverremo sulle questioni di carattere politico, perché ciò non compete al mandato che siamo stati chiamati a svolgere: un mandato non politico ma tecnico”.

“A tale mandato ci siamo sempre attenuti – seguita la lettera – conseguendo risultati significativi, considerando la situazione ereditata, risultati che lei per primo ha riconosciuto pubblicamente”.

La missiva entra poi nello specifico della questione privatizzazione: “In merito ai processi in atto di privatizzazione delle farmacie comunali, il nostro comportamento non può che essere totalmente estraneo ad un dibattito che appartiene alla politica”.

Ma FarmacieTerni, dopo la premessa, ribadisce il suo ruolo di garante del servizio di qualità che deve offrire ai cittadini, spiegando al sindaco, in modo quasi scolastico e ‘beffardo’, quali siano le competenze del Cda, come se Di Girolamo, medico di professione, non lo sapesse:

“L’aver sottoposto al Comune questioni tecnico-giuridiche, a seguito delle decisioni politiche deliberate, è un obbligo e non una facoltà del Cda, qualora il contenuto di tali scelte politiche, presenti criticità di varia natura”.

È inevitabile che tra le righe traspaia anche un giudizio politico, ma il Cda incalza difendendo la propria autonomia ‘intellettuale’, anche se di nomina sindacale: “Sebbene capiamo che alla politica possa apparire irrituale che un Cda di designazione del sindaco, sollevi questioni, anche se di carattere prettamente giuridico-manageriale. Come il sindaco ha una responsabilità di tipo politico-amministrativa, il Cda ha una responsabilità tecnico-amministrativa nei confronti della società FarmacieTerni e della collettività”.

Alla rivendicazione dell’esercizio di quello che è ritenuto un dovere dai vertici dell’azienda, si aggiunge un’ulteriore postilla che sembra ancora un monito a Di Girolamo: “Le nostre osservazioni non rappresentano né un’ingerenza, né un atto politico, ma costituiscono un obbligo di legge, i cui contenuti possono essere utilizzati in modo alternativo a scelta del destinatario: per dare maggiore solidità agli atti comunali, qualora si abbia la volontà di valutarli, oppure essere anche confutati, attraverso un confronto tecnico”.

Già, confronto. È strana la strada scelta dal sindaco e dal Cda di FarmacieTerni per un confronto mediatico e a colpi di lettere aperte. Vista la delicatezza e l’importanza della questione, forse, spiegarsi intorno a un tavolo potrebbe essere una soluzione più consona per cercare di chiarire definitivamente le posizioni dell’uno e dell’altro e, magari, concertare una nota congiunta. Sembra invece che ci sia molta tensione tra le parti e che si faccia a gara a far apparire l’altro nella posizione del ‘torto’, qualora di torti si possa parlare.

Ecco la conclusione della missiva: “Per il mandato ricevuto, per gli obblighi di onestà intellettuale e professionale conseguenti, per lo specifico livello di responsabilità patrimoniale e gestionale che la normativa societaria pone in capo al Consiglio di amministrazione, auspichiamo che si possa lavorare nel rispetto dei reciproci ruoli e nell’interesse della migliore gestione del patrimonio pubblico”.


Sulla vicenda è intervenuto anche Venanzio Gizzi, presidente farmacie comunali su territorio, anche lui, ovviamente con una lettera aperta al sindaco, nella quale definisce le politiche del sindaco obsolete e lo invita ad un incontro: “

Gentile Signor Sindaco,

apprendo dagli Organi di stampa, e non meno dai colleghi amministratori dell’Azienda di Terni, della sua nota indirizzata a questi ultimi e mi corre l’obbligo, a tutela degli interessi del Sistema delle Farmacie Comunali, di intervenire per alcune precisazioni sui contenuti della nota medesima che rischiano di creare confusione e, comunque, di fornire una non corretta informazione. Comprendo le difficoltà delle Amministrazioni Comunali che devono quotidianamente prestare attenzione a bilanci sempre più difficili da gestire ma non posso accettare di sentire che le Farmacie Comunali non abbiano più ruoli sociali e di azione sanitaria.

La mia esperienza alla Presidenza dell’Unione Europea delle Farmacie Sociali è segnata da un continuo interesse, da parte delle politiche europee e dei Paesi membri, all’azione ed alla possibilità di offrire alle popolazioni sempre più farmacie sociali. Difatti sono proprio le Farmacie Comunali, all’interno del Sistema di distribuzione del farmaco, che disegnano il proprio ruolo e le proprie funzioni in termini di ascolto, difesa e tutela della salute del cittadino. Le impostazioni che le Farmacie Comunali vogliono dare a tutto il Sistema, con il rinnovo della Convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale, pone la Farmacia ed il ruolo del Farmacista quale protagonista sanitario per la presa in carico del cittadino-paziente e, in stretto contatto con il medico di base, per l’appropriatezza del farmaco cosicché si consentano al Servizio Sanitario Nazionale economie e tutele a garanzia della salute dei cittadini. Il tutto con l’attento monitoraggio delle Amministrazioni Comunali e dei Sindaci che hanno, nelle farmacie pubbliche, l’unico elemento di vero controllo sanitario sul territorio, l’innalzamento della qualità del servizio, visto che sussistono margini di sana concorrenza con i privati, evitando ogni forma di monopolio.

Non è affatto vero che i farmaci vengono esitati dal SSN. Sono distribuiti da quest’ultimo, tramite le Aziende Sanitarie Locali, i farmaci di fascia H che escludono il voluto ed auspicato rapporto che deve esistere con le Farmacie Comunali, il farmacista e il cittadino. Inoltre, sono proprio le Farmacie Comunali a ricevere plausi ed apprezzamenti dai propri Sindaci per le campagne di natura sociale che sistematicamente portano avanti quali quelle attuali sulle vaccinazioni, sugli stili di vita e sulla prevenzione, per non citare azioni di calmieramento di alcuni costi che sistematicamente vengono poste in essere e su cui successivamente si allinea tutto il Sistema delle Farmacie.

Non voglio inoltre evidenziare la funzione sui livelli di occupazione, consentendo lavoro a molte famiglie, così come sarebbe opportuno individuare i modi previsti dalla legge per l’utilizzo dei fondi di cui le Amministrazioni Comunali potrebbero usufruire. Qualora, malauguratamente, la gestione delle Farmacie Comunali venga meno, tali fondi non potranno essere sicuramente utilizzati per il ripianamento dei bilanci. Avere una titolarità senza la possibilità di incidere sulle politiche farmaceutiche costituirebbe una situazione tale che la cittadinanza si ritroverebbe in futuro senza risorse e senza capitali per scelte che amministrazioni comunali – pro tempore – andrebbero a fare a danno di anni di lavoro per costituire un patrimonio di farmacie pubbliche che è di proprietà di tutti i cittadini.

Leggo nella sua lettera che in altri Comuni si è proceduto a vendere quote delle proprie Aziende farmaceutiche: sono azioni risalenti al passato, ormai abbandonate su tutto il territorio nazionale. Anzi, il Comune di Firenze ha deciso proprio in questi giorni di non dismettere quote societarie, ritornando su una decisione precedentemente assunta. Il numero delle prelazioni, da parte dei Comuni, è decisamente superiore rispetto alle dismissioni. Ho avuto modo di constatare, in questi anni, pentimenti sinceri da parte di Sindaci che in passato hanno venduto quote delle farmacie comunali. Ulteriori approfondimenti in merito sarebbero utili, per una maggiore informazione alla cittadinanza di Terni, magari organizzando un dibattito pubblico per cui, fin da ora, offro la mia disponibilità così come attendo riscontro alla richiesta che mi sono permesso di avanzarle per un incontro”.

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