Enrico Micheli, l'ultimo liberal: a Terni lo ricordano Veltroni, Bindi, Letta, Monsignor Paglia e Prodi - Tuttoggi.info

Enrico Micheli, l'ultimo liberal: a Terni lo ricordano Veltroni, Bindi, Letta, Monsignor Paglia e Prodi

Redazione

Enrico Micheli, l'ultimo liberal: a Terni lo ricordano Veltroni, Bindi, Letta, Monsignor Paglia e Prodi

Sab, 21/01/2012 - 23:25

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Luca Biribanti, Riccardo Foglietta, Francesco Napoletti
Esattamente un anno fa si spegneva Enrico Luigi Micheli, un ternano il cui 'cursus honorum' lo ha portato ad essere ministro del governo D'Alema I e 4 volte sottosegretario alla presidenza del consiglio sotto i governi Prodi, D'Alema e Amato.
Si è dunque tenuto oggi, a Palazzo Gazzoli, un incontro per commemorare “l’ultimo liberal” come è stato definito. L’iniziativa, organizzata dal Centro Studi Vanoni sotto il patrocinio della Regione Umbria, della Provincia di Terni e del Comune di Terni, si è svolta in una sala conferenze gremita di gente che ha visto partecipare personaggi di spicco della vita politica e civile, sia di livello nazionale, che locale; Romano Prodi, Walter Veltroni, Rosy Bindi, Gianni Letta ed il Vescovo Vincenzo Paglia. A fare da moderatore e da coordinatore degli interventi c’era Massimo Franco, giornalista del Corriere della Sera. Enrico Luigi Micheli, membro del Partito Popolare Italiano, è stato Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri durante i governi Prodi, D’Alema e Amato, Ministro dei Lavori Pubblici e tra i fondatori dell’Ulivo..
Quella svoltasi a Palazzo Gazzoli è stata una commemorazione-occasione: ricordando l'illustre uomo politico non si è potuto fare a meno di parlare di Terni, come se le due cose fossero un tutt'uno. Impressione che si è rivelata poi effettivamente innegabile, anche vista la larga partecipazione della cittadinanza. Enrico Micheli era parte integrante di questa città, nessuno ha potuto fare a meno di ricordare la sua “ternanità”. Famoso tifoso della Ternana, “era solo assistendo alle partite che perdeva il suo proverbiale aplomb” ricorda l'amico Walter Veltroni. E “la presenza di tutti questi ospiti illustri non si è mai concentrata tanto nella nostra città”, ha detto nell'introduzione alla conferenza il sindaco Di Girolamo. “Micheli è stato un acuto osservatore – ha proseguito il sindaco – uno scrutatore della realtà, aperto al cambiamento anche se pessimista, perché consapevole dell’ambizione insita nel cuore delle persone. La sua era una personalità complessa, dalle molte sfaccettature, fondamentale per la realizzazione di molte opere, come la Terni-Rieti, la privatizzazione delle Acciaierie, il polo universitario ternano”.
Chiamato in causa dalle domande del mediatore Massimo Franco, Vincenzo Paglia ha ricordato il cattolico Micheli: “Aveva un profondo senso di Dio e amava la Chiesa pur denunciandone alcuni aspetti. La sua era una religiosità giovannea: in tutto e per tutto la sua fede ricorda quella di Papa Giovanni Paolo II. È riuscito a coniugare le capacità tecniche e quelle politiche in un’unica figura, poiché era un tecnico con una visione, una prospettiva. Guai a separare tecnica e politica perché tutte le scelte che si compiono devono essere finalizzate al bene comune. Una volta disse che non si deve mai rinunciare all’ottimismo ed alla positività, perché l’Italia prima o poi sarà in grado di risollevarsi. Questa positività Enrico la doveva alla sua formazione culturale e cattolica, voleva cogliere in profondità il cammino della storia per cambiarla: questa per lui era la fede”.
Gianni Letta, in sintonia con il vescovo, ricorda l'austerità e la sobrietà con cui Micheli politico aveva anticipato i tecnici di oggi: “Non è possibile capire Micheli senza avvalersi della parola nostalgia: con il passare del tempo, infatti, maturò un progressivo distacco dal mondo della politica per la delusione provata vedendo l’incapacità di modificare le cose dove potevano essere cambiate, rifugiandosi nel mondo della cultura e della scrittura, a lui tanto cari.”Ma quello ogni presente ha condiviso oggi è stato il ricordo dell'uomo e amico”.
Walter Veltroni lo ha ricordato soprattutto per la comune passione per Kennedy e la politica inglese, da cui il desiderio di un bipartitismo italiano: “Era un uomo dai principi molto forti, teso alla costruzione e non alla distruzione: odiava gli estremismi, il populismo, il giustizialismo ed il conservatorismo. Voleva vedere nel nostro Paese un modello politico anglosassone, con due forze politiche contrapposte, di cui una riformista per lui rappresentata dal Partito Democratico. L’Ulivo ai suoi occhi rappresentava un luogo per un tempo nuovo della storia.”
Rosy Bindi, che aveva approfondito l'amicizia con lui per via dei rispettivi padri, (papà Bindi lavorava per Foscolo Micheli, allora direttore del Consorzio Agrario di Siena, ndr) lo ha ricordato con parole commosse: ““Mi voleva bene e ci stimavamo molto. Secondo me non è stato l’ultimo liberal, ma il primo che abbiamo visto in Italia. Da parte sua c’è sempre stata una continua ricerca di una politica in grado di affrontare le sfide dettate dai tempi; politica che però non ha mai rintracciato definitivamente. Le sue capacità ci servirebbero in questi momenti così difficili per il Paese”.
La chiusura è spettata a Romano Prodi che, nel corso del suo intervento, ha risposto ad un’imbeccata di Massimo Franco: “Pensa che avrebbe fatto parte del governo Monti?” l'ex premier ha risposto “Forse Monti avrebbe fatto parte del governo Micheli”.

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