Don Formenton “dovere combattere fascismo razzismo e populismo” e cita Bonhoeffer - Tuttoggi.info

Don Formenton “dovere combattere fascismo razzismo e populismo” e cita Bonhoeffer

Carlo Ceraso

Don Formenton “dovere combattere fascismo razzismo e populismo” e cita Bonhoeffer

Dopo la devastazione: “non ci avete fatto niente. Rivendico di cantare in libertà d’amore, di morte e di altre sciocchezze”
Lun, 26/02/2018 - 08:32

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Don Gianfranco Formenton, il parroco di Spoleto la cui canonica è stata devastata 10 giorni fa da mani ignote, ha atteso la Messa domenicale per parlare ai fedeli del grave episodio che viene dai più visto come un vero e proprio avvertimento. Vicenda su cui stanno indagando i carabinieri della Compagnia di Spoleto agli ordini del Tenente Aniello Falco. Tra le ipotesi più accreditate quella di una ritorsione di matrice ideologica o l’azione altrettanto scellerata di un parrocchiano in disaccordo con il prete.

Don Gianfranco amministra le parrocchie di Sant’Angelo in Mercole, dove si trova la canonica devastata (la chiesa è inagibile per i terremoti del 2016), Monte Martano e San Martino in Trignano. Ed è nella chiesa di quest’ultima frazione, costruita dopo anni di fatiche e grazie al concreto sostegno dei fedeli, che ieri si sono riuniti in tanti per manifestare la propria vicinanza al prete degli ultimi. La notizia comparsa sui giornali ha convinto anche qualche giovane di Foligno e Terni a prendere la messa qui, nella prima periferia di Spoleto.  Gli scouts volevano cambiare il loro programma per essere al fianco del loro Balù (don Gianfranco segue da anni i lupetti) ma il parroco non ha voluto. Assenti invece i politici di ogni schieramento, come pure gran parte della stampa locale.

Se qualcuno tra gli autori della devastazione pensava di intimidire o imbavagliare il parroco degli ultimi, degli oppressi, si è sbagliato di molto. E ne ha avuto riprova alla messa domenicale di oggi, seconda settimana di Quaresima.


CANONICA DEVASTATA, IMMAGINI CHOC


Dopo l’omelia è lo stesso don Gianfranco a leggere le preghiere. Non sfugge quella per i “politici che ignorano il grido e la sofferenza dei poveri, per coloro che irridono alle richieste degli ultimi” cui il parroco invoca Dio “di aprire una breccia nei loro cuori induriti, di risvegliare la loro coscienza”.

Prima della benedizione il parroco ha invitato i fedeli a sedersi per una breve comunicazione. “Avrete appreso di quanto capitato, così sento di dire qualcosa in merito; ho preferito scriverla e consegnerò il testo ai giornalisti presenti perché le mie parole non vengano distorte”.

I ringraziamenti: “Ringrazio il Vescovo, assente oggi perché ammalato, perché la Chiesa che è in Spoleto-Norcia mi sostiene. Gli scout volevano cambiare il loro programma ma gli ho detto di no perché è bene continuare la nostra lotta quotidiana nell’educazione come se nulla fosse successo. Non ci avete fatto niente. Non abbiamo bisogno di dimostrare niente. Grazie a chi ha voluto manifestare solidarietà come il Presidente del consiglio comunale, la Vice sindaco, il Partito democratico, la Cgil, la Fiom, Città Nuova, Anpi, Casa Rossa, Luigino Ciotti, il Circolo I maggio di Bastia e i tanti con i quali condivido molte cose. Il silenzio di altre realtà si commenta da solo. Ringrazio il Tenente Falco e i Carabinieri, per una volta mi sono sentito come don Matteo (senza il morto!). Ringrazio le catechiste che hanno bonificato il mio rifugio devastato e gli artigiani di razza bianca e gli operai di altre razze che hanno lavorato per l’adeguamento della canonica alle nuove esigenze di sicurezza”.

Combattere violenza e disvalori – don Gianfranco cita Dietrich Bonhoeffer, pastore luterano della Chiesa confessante “cioè di quella chiesa che nella Germania del Terzo Reich, si rifiutò di tacere di fronte al paganesimo del Nazismo e convinto che nella vita, nella fede, nella politica la neutralità non esiste parlò e agì fino a partecipare ad un complotto per uccidere Hitler, e pagò con la vita, impiccato nel carcere di Flossenburg il 9 marzo 1945”. E legge un passo tra i più celebri del prete luterano “il silenzio di fronte al male è male di per sé. Non parlare è parlare. Non agire è agire…non possiamo cantare canti gregoriani mentre gli ebrei vengono uccisi”.

Non dico nulla – continua – che non abbia già detto altre volte con la certezza di essere nella piena comunione di fede della Chiesa cattolica, nulla che non abbia già detto il Papa Francesco, nulla che non abbiano già detto i santi profeti e martiri della Chiesa, perseguitati da vivi, e onorati, a volte con ritardo, da morti: don Lorenzo Milani, don primo Mazzolari, padre David Maria Turoldo, Giuseppe Dossetti, padre Ernesto Balducci, don Tonino Bello, don Andrea Gallo…e tanti altri”.

Poi l’affondo di don Gianfranco: “fascismo, razzismo, populismo, asservimento all’impersonale “Grande fratello” (il web di Orwell) sono violenza e disvalori profondamente anti cristiani, anti evangelici, anti umani ed è un dovere morale combatterli in tutte le loro forme (“il fascismo è un batterio mutante”, Camilleri) ed è un dovere combatterli dando loro un nome ed un cognome nelle loro mutazioni ammalianti; ed è un dovere opporsi ai politici-apprendisti-stregoni che “ripongono le loro aspettative nella stupidità degli uomini’. Imprenditori ‘eleganti’, ‘pirotecnici’, ‘mediatici’ di odio e rancore contro tutto quello che è ‘altro’, ‘diverso’, ‘extra’…contro quelli che Francesco definisce ‘gli scarti’ dell’umanità. ‘Questa non è la gioia del Vangelo’ (Francesco)”.

Infine rivendico il diritto di cantare ancora in liberta ‘d’amore, di morte e di altre sciocchezze’, come canta Francesco Guccini, e ‘il pane, l’olio e il vino’ che ci trasmettono vita e sapienza’. Perché questa è la vita, e vivere è il contrario della paura. La paura è come il vino mediocre…e la vita è troppo breve per perdere tempo a bere vino mediocre!” ha concluso Don Gianfranco.

Della stupidità – Formenton ha poi letto alcuni passaggi del libro di Bonhoeffer “Resistenza e resa – Della stupidità” (pag. 64-66).

“Per il bene la stupidità è un nemico più pericoloso della malvagità. Contro il male è possibile protestare, ci si può compromettere, in caso di necessità è possibile opporsi con la forza; il male porta sempre con sé il germe dell’autodissoluzione, perché dietro di sé nell’uomo lascia almeno un senso di malessere. Ma contro la stupidità non abbiamo difese. Qui non si può ottenere nulla, né con proteste, né con la forza; le motivazioni non servono a niente. Ai fatti che sono in contraddizione con i pregiudizi personali semplicemente non si deve credere… e quando sia impossibile sfuggire ad essi, possono essere messi semplicemente da parte come casi irrilevanti. Nel fare questo lo stupido, a differenza del malvagio, si sente completamente soddisfatto di sé; anzi, diventa addirittura pericoloso, perché con facilità passa rabbiosamente all’attacco…”
“… qualsiasi ostentazione esteriore di potenza, politica o religiosa che sia, provoca l’istupidimento di una gran parte degli uomini. Sembra anzi che si tratti di una legge socio-psicologica. La potenza dell’uno richiede la stupidità degli altri…”
“…Trasformatosi in uno strumento senza volontà, lo stupido sarà capace di qualsiasi malvagità, essendo contemporaneamente incapace di riconoscerla come tale. ..”
“…Ma a questo punto è anche chiaro che la stupidità non potrà essere vinta impartendo degli insegnamenti, ma solo da un atto di liberazione. Ci si dovrà rassegnare al fatto che nella maggioranza di casi un’autentica liberazione interiore è possibile solo dopo esser stata preceduta dalla liberazione esteriore; fino a quel momento, dovremo rinunciare ad ogni tentativo di convincere lo stupido…”
“…Del resto, siffatte riflessioni sulla stupidità comportano questo di consolante, che con esse viene assolutamente esclusa la possibilità di considerare la maggioranza degli uomini come stupida in ogni caso. Tutto dipenderà in realtà dall’atteggiamento di coloro che detengono il potere: se essi ripongono le loro aspettative più nella stupidità o più nella autonomia interiore e nella intelligenza degli uomini…”

(Riproduzione riservata)

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