Il dolore truffato, in manette anche un perugino | Maxi inchiesta sulla sperimentazione dei farmaci - Tuttoggi.info

Il dolore truffato, in manette anche un perugino | Maxi inchiesta sulla sperimentazione dei farmaci

Redazione

Il dolore truffato, in manette anche un perugino | Maxi inchiesta sulla sperimentazione dei farmaci

Nella bufera con Guido Fanelli | Indagati altri due umbri
Mar, 09/05/2017 - 15:52

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Nelle carte dell’operazione Pasimafi V sullo ‘scandalo’ sanità che ha coinvolto 7 regioni italiane inclusa l’Umbria, compare anche il nome di un informatore scientifico di Perugia, 64enne, in base a quanto riportato dall’edizione di oggi del quotidiano La Nazione.

La maxi inchiesta dei Nas di Parma ha portato alla luce un sistema che vede nella corruzione di medici compiacenti, dirigenti di aziende farmaceutiche e informatori scientifici uno dei reati ascritti alle 19 persone arrestate (tra cui appunto il 64enne perugino) e ai 75 indagati (tra cui altri due umbri) da parte della Procura della città emiliana.


>>> Salute, 19 arresti in centro Italia in operazione ‘Pasimafi’


Sempre secondo quanto riportato da La Nazione, al perugino vengono contestati le accuse di concussione e corruzione in concorso con Guido Fanelli, luminare della terapia del dolore anch’egli ora ai domiciliari. Il 64enne, dipendente di una importante casa farmaceutica, avrebbe aiutato a costruire e progettare la sperimentazione farmaceutica di un integratore alimentare, che tuttavia si configurava come totalmente abusiva.

Proprio Fanelli, 62enne, promotore della legge 38 del 2010 sulla terapia del dolore e direttore della struttura di Anestesia, rianimazione e terapia antalgica dell’ospedale Maggiore di Parma, è considerato dagli inquirenti come il ‘dominus’ del sistema corruttivo. Un sistema che si alimentava attraverso la “sperimentazione abusiva” di farmaci, “somministrati anche a pazienti ignari“, e che veniva ‘pompato’ anche attraverso pubblicazioni scientifiche corrette ad arte.

Gli altri reati contestati dalla Procura di Parma e dal gip Maria Cristina Sarli vanno dall’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e al riciclaggio, attuata nel campo della sperimentazione sanitaria e nella divulgazione scientifica per favorire le attività commerciali di imprese farmaceutiche nazionali ed estere, fino all’abuso d’ufficio, al peculato, alla truffa aggravata e al trasferimento fraudolento di valori.

In base alle indagini, alcuni colossi farmaceutici sarebbero stati favoriti proprio dal professor Fanelli attraverso l’attività di sperimentazione. Per ‘ricompensa’, Fanelli avrebbe ricevuto denaro, beni immobili e addirittura uno yacht, il Pasimafi V da cui prende il nome la stessa operazione. Il tutto attraverso società di comodo costituite ad hoc. I carabinieri hanno inoltre avuto modo di dichiarare che “per mascherare l’afflusso di denaro a titolo di retribuzione per i proventi illeciti assicurati all’industria venivano allestite una serie di attività commerciali fittizie le quali, attraverso prestanomi non direttamente riconducibili al medico ma dallo stesso controllate, erano in grado di incamerare e monetizzare le somme elargite dalle ditte, attraverso l’emissione di documentazione fittizia, reinvestendole nella gestione in beni di ingente valore (autovetture, yacht, appartamenti, eccetera) ovvero stornarle su conti esteri protetti, in modo da rendere estremamente difficoltosa l’identificazione e la provenienza dei flussi di danaro”. Ed è proprio questo il caso dello yacht Pasimafi V, “il quale, seppur intestato a una delle suddette società di comodo, manteneva a carico delle ditte coinvolte nel sodalizio criminale in disamina la gestione degli oneri di manutenzione e implementazione tecnologica con acquisto diretto della strumentazione di bordo“.

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