Dissesto a Terni, “Ecco le origini” - Tuttoggi.info

Dissesto a Terni, “Ecco le origini”

Christian Cinti

Dissesto a Terni, “Ecco le origini”

Terni, la giunta ratifica il buco dei conti: riscossione difficile, partecipate costose e crisi economica
Mar, 06/02/2018 - 16:39

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C’è la storia recente della città dell’acciaio nella delibera con cui la giunta municipale di Terni, con allegata relazione dei Revisori dei Conti, innesca la discussione che il 15 febbraio porterà il consiglio comunale a deliberare sul dissesto finanziario di Palazzo Spada.

Oltre i numeri e oltre le conseguenze che il buco nei conti di Palazzo Spada produrrà sulle tasche dei ternani per i prossimi anni.

La storia

A sottolineare il fatto che “la situazione di dissesto non è origine della gestione di questi ultimi anni” era già stato il collegio dei revisori contabili dell’ente. Nella delibera, l’esecutivo guidato dal dimissionario Leopoldo Di Girolamo ribadisce la sostanza del concetto: “Le dinamiche che hanno portato il Comune di Terni al dissesto traggono origine da crisi finanziarie che si manifestano dopo un periodo più o meno lungo, ma comunque di durata almeno ventennale, di disavanzi dell’equilibrio di parte corrente del bilancio, tamponati, per ciò che attiene la competenza, con I’avanzo di amministrazione generato dai residui attivi di dubbia esigibilità o con accertamenti di entrate straordinarie il più delle volte di natura molto incerta e, per ciò che riguarda la gestione di cassa, con un utilizzo delle entrate aventi specifica destinazione o di finanziamenti a breve termine, con la conseguenza che la liquidità si esaurisce definitivamente e I’ente non è più in grado di fare fronte alle proprie obbligazioni”. L’analisi è dunque netta: vent’anni, almeno, di conti di carta, esplosi nelle difficoltà recenti, senza la possibilità di gestire una situazione ormai fuori controllo.

L’illusione

Gli anticipi di cassa non sono stati gli unici strumenti con i quali si è cercato di governare la falla nei conti. “Il ritardo nei pagamenti ai fornitori, sempre più numericamente importante – attualmente, i tempi medi di pagamento si aggirano attorno ai 170 giorniha rappresentato I’estrema ratio alla quale nel momento della difficoltà è dovuto ricorrere il Comune di Terni”. Uno “strumento – è scritto nella delibera di giunta – che nel breve periodo ha sortito una sorta di ‘effetto boomerang’, aggravando quindi in maniera insostenibile, e sicuramente senza rimedio, le difficoltà del bilancio dell’ente” all’interno di una “situazione resa ancora più pesante a seguito delle risultanze dell’attività di ricognizione dei debiti fuori bilancio”.

Medicine inefficaci

Oltre a fornire insomma un quadro dal punto di vista numerico, il documento ricostruisce anche quanto è si è cercato di fare per suturare l’emorragia finanziaria che ha travolto il Municipio. Tentativi che, però, sono risultati inutili. Anche perché innestati in un periodo generalizzato di crisi che ha drasticamente ridotto le entrate dell’ente. “Gli sforzi messi in campo dall’amministrazione comunale in questi anni sul fronte della riduzione delle spese, da quelle del personale a quelle di rappresentanza, da quelle degli organi politici, del sociale a quelle per I’acquisto di beni e servizi, sono stati insufficienti a compensare la riduzione dei trasferimenti statali e regionali, la riduzione delle entrate extra tributarie, delle entrate provenienti da alienazioni e da permessi di costruzione – ammette la giunta Di Girolamo – il tutto all’interno della persistente difficoltà di riscossione delle entrate correnti, attività che fino al mese di luglio 2017 ha visto Equitalia come concessionario della funzione di riscossione per le entrate, anche e soprattutto a causa della profonda crisi economica che ha investito la città, dal difficile quadro di rapporto con le partecipate malgrado le forti decisioni politiche che le hanno interessate riducendole da 11 a 3 attraverso fusioni, fallimenti e messa in liquidazione”.

Le prospettive

Numeri e considerazioni attraverso le quali l’amministrazione comunale dichiara il “dissesto finanziario” dell’ente, passando ora la palla all’assemblea cittadina. Se ne discute il 15 febbraio, all’interno di un dibattito che si incrocia con le dimissioni del sindaco che, salvo passi indietro, saranno esecutive il 19 febbraio. La politica è in fermento, le diplomazie al lavoro e dietro le quinte c’è – o ci sarebbe – un gran lavorio. Tre le opzioni sul tappeto: si approva il dissesto, Di Girolamo lascia e si vota il 27 maggio 2018. Passa il dissesto ma il sindaco resta in sella con un nuovo esecutivo sotto l’ombra di un “patto del Nazareno” in salsa ternana. E si vota nel 2019. Oppure, resta tutto com’è, ma un gruppo di consiglieri di maggioranza – almeno 6 – col sostegno dei colleghi dell’opposizione – anche se non tutti – rassegnano le dimissioni: consiglio e giunta decadono e si vota a maggio.


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