Dettagli dell'operazione antidroga, arresto a Spoleto del latitante - Tuttoggi.info

Dettagli dell’operazione antidroga, arresto a Spoleto del latitante

Sara Minciaroni

Dettagli dell’operazione antidroga, arresto a Spoleto del latitante

Era nascosto in Città il 12esimo indagato di una storia di droga che parte nel 2013
Sab, 27/06/2015 - 15:52

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Era nascosto a Spoleto il narcotrafficante ricercato dell’operazione Missing Blonde della Dda di Perugia. I militari della Compagnia di Spoleto hanno arrestato un latitante, sfuggito alla cattura martedì notte. Durante il blitz, scattato alle quattro del mattino del 23 giugno e coordinato dal Comando Provinciale di Perugia, sessanta Carabinieri avevano dato contestualmente esecuzione a undici misure cautelari (delle 13 emesse) nei territori di Spoleto e Assisi, individuando gli indagati e l’uomo arrestato nelle scorse ore era sfuggito al blitz. All’appello manca ancora quindi il 13esimo uomo.

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L’operazione ha consentito di stroncare le fila di una solida organizzazione dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, che operava nel territorio umbro in generale, e in particolare nello spoletino. Qui l’associazione dedita all’importazione e allo spaccio di cocaina aveva ottenuto nel tempo il quasi totale monopolio del narcotraffico locale. Ieri pomeriggio gli investigatori del Nucleo Operativo e Radiomobile, dopo incessanti ricerche, hanno chiuso finalmente il cerchio, rintracciando in questo centro e traendo in arresto il dodicesimo indagato. Tra le accuse mosse all’uomo vi è quella di aver partecipato attivamente e unitamente ad altri tre soggetti, all’importazione di una grossa partita di cocaina proveniente dall’Olanda. Per conto del sodalizio nel 2014 avrebbe partecipato infatti alla consegna del denaro necessario per far arrivare lo stupefacente dall’estero via Milano. Sempre tramite l’ausilio di un intermediario residente in Lombardia si sarebbe poi attivato per far giungere la partita di cocaina a Spoleto.

“Missing Blonde” L’indagine portata avanti dal maggio 2013, utilizzando sia i metodi investigativi tradizionali, che l’ausilio dell’attività tecnica monitora inizialmente due soggetti di origine albanese in un collaudato giro di spaccio fatto anche di assuntori italiani usati come “cavalli”. L’indagine consente quasi subito di individuare e monitorare i promotori di una complessa organizzazione che faceva arrivare la cocaina dalla Svizzera e dall’Olanda via Milano per poi riversarla sul mercato locale. Il contesto investigativo si amplia e consente di attribuire il ruolo di capi dell’organizzazione ai sodali K.G. e S.D., attivi sia nel reperire lo stupefacente, anche importandolo dall’estero, sia nel coordinare gli altri correi, dediti al successivo smistamento.

Il primo arresto a Spoleto nel 2013. Un primo importante riscontro investigativo si ottiene nel settembre 2013 quando gli investigatori traggono in arresto in flagranza di reato, S.S. soggetto di origine albanese da tempo radicato a Spoleto, per detenzione ai fini di spaccio di 45 grammi di cocaina, facente parte di una partita più grande appena giunta nella disponibilità del sodalizio. In particolare l’uomo, dopo aver preso accordi con i correi, li raggiunge nell’assisano e rientra a Spoleto con la propria “fetta” destinata all’immediato smercio in loco. Tra i partecipanti interessante è il ruolo di una spoletina, moglie del citato S.S., che coadiuva strettamente il marito nell’attività di detenzione, confezionamento, spaccio e occultamento dello stupefacente e, dopo l’arresto del coniuge, si dedica al recupero dei crediti vantati nei confronti di numerosi acquirenti.

La piramide dello spaccio. Distinti anche i ruoli ricoperti dai sodali: in particolare S.D., K.G., S.X., T.G. E S.S., tutti di nazionalità albanese, possono ritenersi i veri e propri promotori con il compito di reperire lo stupefacente, immetterlo nel mercato spoletino e umbro in generale, reclutare pusher, spartire lo stupefacente e riscuotere il ricavato del traffico di droga. L’attività di polizia giudiziaria registra una serie di riscontri nel corso dei mesi dai quali si evince che lo stupefacente è destinato ad essere ceduto a numerosi acquirenti/utilizzatori attraverso un ramificato sistema piramidale che vede al vertice cinque cittadini albanesi. Gli acquirenti italiani e stranieri, a loro volta, con comportamenti attivi e di stabile partecipazione, fanno i rivenditori al dettaglio della sostanza verso i numerosi utilizzatori finali. I pusher pagano ai “superiori” la sostanza in maniera dilazionata nel tempo o addirittura dopo averla “piazzata” sul mercato, a dimostrazione di un rapporto fiduciario stabile e consolidato, attraverso il quale “capi” e “galoppini” contribuiscono, nel rispetto dei ruoli operativi e della gerarchia, alla realizzazione del comune scopo criminoso.

L’associazione si occupa di tutto, dalle questioni logistiche riguardanti il luogo di preparazione e taglio dello stupefacente, al calcolo dei potenziali guadagni, fino alla redistribuzione dei ricavi effettivi. Ad uno degli organizzatori è affidato addirittura il compito di reperire per tutti le schede telefoniche “pulite” per poter effettuare l’attività delittuosa, mediante utenze intestate a soggetti terzi, con la finalità evidente di impedire il controllo mediante attività tecnica da parte delle Forze dell’Ordine.

Già nell’estate del 2013 i militari verificano le modalità di approvvigionamento, ricostruendo un viaggio in Olanda finalizzato al pagamento di una partita di cocaina, per la quale i sodali avevano piazzato 10.000 Euro a testa. Attraverso un intermediario residente nel milanese la droga doveva giungere in territorio italiano tramite abili corrieri retribuiti con 1500 Euro a viaggio.

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