Daniela Sanjuan, la struttura per minori di Bettona "non era autorizzata" - Tuttoggi.info

Daniela Sanjuan, la struttura per minori di Bettona “non era autorizzata”

Sara Minciaroni

Daniela Sanjuan, la struttura per minori di Bettona “non era autorizzata”

La 14enne "non doveva stare lì". I carabinieri suggerivano di sequestrare la struttura
Ven, 16/09/2016 - 23:49

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La struttura che ospitava Daniela Sanjuan al momento della sua scomparsa, era stata raggiunta da un’ordinanza di cessazione dell’attività. Era il 2002. Così dice la trasmissione Chi l’ha Visto? Ma noi cerchiamo riscontri. Ieri mattina siamo andati a parlare con i responsabili della cooperativa sociale Piccolo Carro che come si legge sul sito è stata fondata nel 1996 per “soccorrere, assistere, curare e prevenire le devianze e le sofferenze minorili”. Nella sede legale ad Ospedalicchio ci rispondono che non sono autorizzati a rilasciare informazioni, il ragazzo che apre il cancello e ci fa salire lo fa per errore. Non riusciamo a trovare un responsabile e dunque ce ne andiamo.

Raggiungiamo Bettona dove si trovano alcune delle residenze della cooperativa e precisamente il centro S. Antonio, la casa protetta da cui Daniela è fuggita e dalla quale, a solo un chilometro di distanza in linea d’aria, sono stati ritrovati i resti della povera ragazza, tra i boschi, dopo 11 anni. La zona è veramente isolata, la struttura è dietro un cancello di legno chiuso al quale si affacciano due ragazze che ci dicono di essere due operatrici, non rispondono ad alcuna domanda, non ci vogliono dire se è presente un responsabile e ci dicono di andarcene perché le auto che arrivano spaventano i ragazzi ed è proibito stare lì. Dunque andiamo via.

WhatsApp Image 2016-09-16 at 13.14.35Ci spostiamo dunque al Comune di Bettona e facciamo un regolare accesso agli atti per vedere l’ordinanza del 2002. Esiste. Dentro c’è scritto che l’autorizzazione richiesta dalla struttura non è stata rilasciata per “carenza di requisiti”. Non solo. C’è riportato che il 18 febbraio del 2002 i carabinieri di Bettona hanno segnalato come necessario “adottare provvedimenti di pubblica sicurezza in merito al trasferimento di alcuni minori presso la residenza perchè è ancora priva della necessaria autorizzazione”. Lo stesso viene scritto anche alla Procura presso il Tribunale dei minori, ai Nas e alla Usl. Così il 10 aprile del 2002 il Comune ordina la cessazione dell’attività alla struttura. Eppure, poco dopo Daniela scappa (colpita probabilmente da una di quelle crisi d’ira che hanno portato la madre ad affidarla alla struttura), la prima volta i carabinieri la ritrovano, ma scrivono alla Procura chiedendo se non sarebbe il caso di mettere sotto sequestro la struttura. Il pm del tribunale dei minori di Napoli (che ha competenza sul caso di Daniela) chiede, secondo la trasmissione di Rai3 che la minore venga affidata ad altra struttura dato che quella di Bettona non è idonea. Dicono che sia bene che la giovane vada in una struttura adeguata per lei. Ma Daniela non viene trasferita e rimane in quella struttura, all’epoca non autorizzata, dalla quale scompare. Di nuovo. Questa volta per sempre.

Troppe le domande ancora senza riposta. Di Daniela non si è saputo niente per 13 anni, fino a quando di recente l’esito dell’esame genetico, che ha messo a confronto i frammenti ossei trovati nei boschi di Bettona con il dna della madre della ragazza, non ha confermato la morte della giovane. Oggi, dopo che le indagini sembrano aver subito un nuovo impulso, anche per via della morte di un’altra ragazza ospite della stessa struttura (Sara Bosco, 15enne trovata morta a Roma dopo la fuga dal Piccolo Carro), si riaprono tante questioni.

lamberto marcantonini sindaco bettona

Il sindaco di Bettona Lamberto Marcantonini

Il sindaco di Bettona, Lamberto Marcantonini che incontriamo in questo contesto ci spiega che ad oggi la struttura risulta essere perfettamente in regola. Che in esito ad alcune variazioni urbanistiche e variazioni normative, tutti gli iter sono stati espletati e ad oggi non esistono problemi di sorta. A parte il fatto che i ragazzi continuano a scappare, c’è chi parla di “fughe continue”.

A luglio di quest’anno due di loro sono fuggiti e sono stati ritrovati alla stazione di Bologna. Per Sara Bosco, 16 anni, scappata a giugno la fuga è finita in un padiglione abbandonato del Forlanini di Roma, con un’overdose mortale. Sua madre l’ha tenuta tra le braccia senza riuscire a salvarla. Per la madre di Daniela invece ci sono voluti 13 anni prima che sapesse che fine aveva fatto sua figlia e ben tre anni tra quando i frammenti di scheletro sono stati rinvenuti e il momento in cui le hanno detto che il dna era compatibile con il suo.

Ma il sindaco di Bettona ci tiene a farci comprendere una cosa: “Ora tanta attenzione è stata posta su questa ordinanza – ci dice – ed è vero, l’autorizzazione non c’era, ma io mi preoccuperei di più, e parlo in senso generale non del caso specifico, di accertare come vengono trattate le persone. Mi chiedo se si sia sempre certi che in tutte le situazioni che riguardano il trattamento delle persone in difficoltà ci sia sempre l’assoluta certezza che non si faccia per questioni economiche“.

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