Città di Castello

Consiglio comunale infuocato, “colpa” di un post su Facebook

Animi accesi più che mai nella seduta di martedì 2 maggio del Consiglio comunale di Città di Castello, iniziata addirittura con circa 45 minuti di ritardo per la mancanza del numero legale di consiglieri, arrivati in seguito. Un semplice “tuono” che ha preannunciato una tempesta molto più grande.

A dare fuoco alla miccia, durante le comunicazioni, è stato infatti il consigliere Mirko Pescari (Pd) che ha portato all’attenzione dell’assise un post pubblicato su Facebook dal capogruppo della Lega Nord Riccardo Augusto Marchetti, nel quale quest’ultimo, dopo il recente attentato agli Champs Elysees di Parigi, dimostrava con forza la sua poca empatia con il “cittadino europeo islamico”, ribadendo i concetti di “espulsione di massa” e “messa al bando della religione islamica”.

Apriti cielo. Se per Pescari si è trattato di “parole indegne e inammissibili per quello che è anche il presidente della commissione Controllo e Garanzia”, per l’esponente del carroccio, che ha declinato l’invito a ritrattare il suo pensiero, sottolineando la libertà di dichiarare ciò che uno vuole nel proprio profilo privato, “questo resta l’unico modo per arginare l’integralismo islamico, oltre a quello di pretendere reciprocità che però non c’è: se non sono libero di andare a costruire una chiesa in un Paese islamico, allora non vedo perché dovrei permettere di far costruire a Umbertide la terza moschea più grande d’Italia” .

Per Vincenzo Bucci (Castello Cambia), e Marco Gasperi (M5S) l’attacco al post di Marchetti è stato “l’ennesimo attacco alla Commissione Controllo e Garanzia (di cui Marchetti è presidente, ndr) da parte della maggioranza”.

Piena solidarietà al consigliere Marchetti è venuta dallo scranno del consigliere di Andrea Lignani Marchesani (Fratelli d’Italia) che, nell’occasione, ha indossato una felpa con su scritto “Saluti Romani” esclamando: “Le idee non si processano come questa repubblica sta cercando di fare con i vergognosi atti del presidente della Camera Boldrini e del sindaco di Milano (che hanno entrambi condannato i saluti romani avvenuti nel corteo di commemorazione dei morti della Rsi, lo scorso 30 aprile, in un cimitero meneghino, ndr). Non si può accettare che venga costantemente violato l’articolo 21 della Costituzione che permette ad ognuno di esprimere le proprie idee. Le idee non si processano!”. Il capogruppo di Fd’I, di recente, era stato al centro di una polemica con le donne del Consiglio proprio per una sua dichiarazione provocatoria sulle Case chiuse.

Io non critico Marchetti per quello che ha scritto, è una sua opinione, ma il problema di fondo serio è quello del rispetto delle istituzioni”, ha detto il sindaco Luciano Bacchetta, nel puntualizzare che “chi presiede un organismo consiliare chiamato a prendere decisioni ha l’obbligo di garantire imparzialità assoluta”.

Abbiamo molti ambulanti provenienti da Paesi islamici che partecipano al mercato settimanale e che dobbiamo garantire. Quando saremo chiamati a pronunciarci sul nuovo regolamento comunale che ne disciplina lo svolgimento il consigliere Marchetti sarebbe sereno nel voto?. Quando si ha una carica istituzionale non si può avere un atteggiamento fazioso

Luciano Tavernelli (Pd) ha considerato “gravissimi” i contenuti del post del capogruppo leghista, ribadendo come “l’utilizzo dell’istituzione per apparire sui social calpesti il rigore amministrativo e la stessa attività istituzionale. Ciò che ha fatto Marchetti è razzista, discriminatorio, non democratico e non appartiene a questa istituzione”.

A giudicare “scorretto” il tentativo di “tirare in ballo le idee di Marchetti per mettere in discussione la conduzione della commissione Controllo e Garanzia” è stato anche il capogruppo di Tiferno Insieme Nicola Morini, che ha condiviso la percezione di “un ostruzionismo della maggioranza al lavoro della commissione stessa, alla quale viene fatto mancare il contributo di domande sulle questioni sollevate”. “Detto questo – ha puntualizzato Morini – sono d’accordo nel sostenere la libertà delle idee finché non genera un’offesa e viene meno al rispetto delle regole condivise”.