Case popolari, “nodo” assegnazioni | Alloggi con lo stesso "padrone" da oltre 40 anni - Tuttoggi.info

Case popolari, “nodo” assegnazioni | Alloggi con lo stesso “padrone” da oltre 40 anni

Christian Cinti

Case popolari, “nodo” assegnazioni | Alloggi con lo stesso “padrone” da oltre 40 anni

Uno su tre è affidato allo stesso proprietario da almeno vent’anni | Mobilità, l’esperimento di Ater | Sunia: controlli
Sab, 27/01/2018 - 14:44

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Ci sono in Umbria 258 alloggi popolari – su un totale di 7.946 – che sono assegnati allo stesso proprietario da oltre 40 anni. E anche il resto del patrimonio immobiliare non cambia “padrone” con troppa facilità. Anzi, scorrendo le statistiche dell’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale si scopre che davvero la casa è un diritto. Ma solo per alcuni.

E’ il tema della mobilità, un punto cruciale che fa i conti con diversi aspetti. Tranne che, forse, con uno. A sollevare il problema è Cristina Piastrelli, segretario provinciale di Perugia del Sunia-Cgil,il sindacato degli inquilini, quando dice, senza mezzi termini, che “in Umbria si deve cominciare a togliere la casa a chi non è ha più diritto”. Difficile, altrimenti, ipotizzare soltanto di scalfire la montagna di oltre 2.600 famiglie che, sul territorio regionale, aspettano di accedere ad una casa popolare.

Le liste d’attesa non sono infinite soltanto perché le risorse per ristrutturazioni o nuove costruzioni hanno, nel corso degli ultimi anni, scarseggiato. E se è vero che negli ultimi mesi Ater ha avuto la possibilità di rimettere in circolo circa 400 appartamenti, c’è comunque almeno l’80% degli aventi diritto – ai quali si somma chi non rientra nelle graduatorie ma che, probabilmente, con difficoltà può accedere al libero mercato – che resta senza un tetto. Il sistema è dunque in sofferenza perché mancano le case e perché quelle che ci sono, non sempre sono nelle mani giuste.

I dati dicono che oltre il 33% degli alloggi ha un periodo di assegnazione compreso tra 21 e 40 anni (a Perugia la quota è 31,4%, a Terni 36,6%). Il 25,6% degli alloggi è assegnato da un periodo compreso tra 11 e 20 anni (Perugia 31,2%, Terni 15,9%); il 22% degli appartamenti ha una assegnazione compresa tra 0 e 5 anni (Perugia 23,2%, Terni 21,7%) mentre il 15,3% delle case è assegnato da 6 a 10 anni (Perugia 12,7%, Terni 19,7).


Casa, “incubo” per 2.600 famiglie in Umbria


Questo significa che i criteri dell’assegnazione e, soprattutto, la composizione dei nuclei famigliari probabilmente nel corso del tempo sono cambiati. Il 24% degli assegnatari in Umbria ha infatti una età superiore ai 75 anni (sono il 21% nel Perugino e quasi il 29% nel Ternano) mentre soltanto il 26% ha una età compresa tra 18 e 50 anni. Le modificazioni al nucleo famigliare emergono in modo ancora più evidente se si scorre la statistica legata alla composizione delle famiglie assegnatarie: nel 28,6% dei casi sono composte da un solo membro (25,3% a Perugia e 34,2% nel Ternano) e nel 31,6% dei casi presentano due componenti (29,7% Perugia, 35,1% Terni). L’ultimo dato dice che il 45% degli alloggi ha una superficie compresa tra 75 ed oltre 90 metri quadri. Quindi, è molto probabile che case grandi siano assegnate a famiglie composte da una o due persone.

Squilibri che risultano evidenti sia all’Ater che al sindacato e nei confronti dei quali si studiano soluzioni. L’Azienda per l’edilizia sta lavorando ad un modulo che nelle prossime settimane verrà pubblicato sul sito internet istituzionale e consentirà di incrociare le richieste di chi magari si trova in una casa troppo grande e di chi, al contrario, ha un alloggio troppo piccolo rispetto alle sue esigenze. “Un esperimento per provare a favorire la mobilità volontaria”, dice Alessandro Almadori, presidente di Ater.

Per il sindacato occorre invece “investire su sopralluoghi e controlli” per verificare la titolarità dei soggetti assegnatari. E poi, “applicare la legge”. Ossia reperire alloggi che siano adatti alle mutate esigenze, proporre il cambio agli assegnatari e, nel caso in cui questo venga rifiutato, portare il canone d’affitto dalla quota sociale – da 40 a 100 euro mese – fino al massimo stabilito, ossia 380 euro. “In questo modo – dice Piastrelli – recupereremo risorse per nuove case e per salvaguardare chi ha davvero diritto”.

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