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BRUSHWOOD: IL DUBBIO DEL PROF., L’OPERAZIONE “SOTTOBOSCO” E IL METODO SCIENTIFICO

Redazione

BRUSHWOOD: IL DUBBIO DEL PROF., L’OPERAZIONE “SOTTOBOSCO” E IL METODO SCIENTIFICO

Ven, 16/05/2008 - 16:37

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del Professor Bernardino Ragni (*)

Una sequenza di orme su neve: è lupo o cane? Un deposito fecale su di un sasso: è martora o faina? Un serpentello grigio a macchie nere: è coronella austriaca o coronella girondica? Una rana rossastra: è rana appenninica o rana agile? Molte migliaia di biforcazioni diagnostiche, come quelle esemplificate, si parano dinanzi al processo di indagine che uno “scienziato” (lo scientist degli anglosassoni) conduce nella sua vita di ricerca. Nella fattispecie si tratta di esempi da “zoologo dei vertebrati” qual è il mestiere di chi scrive. La risposta corretta a una o all’altra delle alternative poste, non è ininfluente: in un caso si tratta di specie rara, in estinzione, preziosa per la cultura e la scienza, nell’altro si tratta di una specie banale, abbondante, spesso in competizione con quella rara. A ciascuna delle risposte corrisponde un comportamento istituzionale e amministrativo completamente diverso: scrupolosa tutela e conservazione in un caso, indifferenza o contenimento demografico nell’altro. Il problema si pone perché le coppie di specie sono estremamente simili tra di loro: dimensioni, forme, colori, habitat, all’osservazione di routine appaiono gli stessi, quindi occorre approfondire l’indagine, adottando metodi e procedure più fini. Lo scopo è quello di raccogliere la “prova” della loro differenza. Ma, cosa intende il ricercatore scientifico per “prova”? Intende: un procedimento operativo di diagnosi, comparativa e discriminante, che lo conduca alla “certezza” di identificazione e attribuzione specifica del reperto. La domanda che, a valle del procedimento, lo scienziato si pone è: possono esserci altre spiegazioni al fenomeno, oggetto, reperto da diagnosticare? Se la risposta è “si”, si ricomincia da capo con procedure più fini; se è “no” e non si dispone di metodiche alternative più efficaci, si opta per non considerare il reperto o per la diagnosi più parsimoniosa: le orme diventano di cane, le feci della banale faina, il serpentello una comune austriaca, la rana una diffusa agile. Anche la più modesta delle riviste scientifiche non accetterebbe mai di pubblicare una diversa conclusione. Che c’entra tutta ‘sta roba con l’operazione “brushwood”? Per uno scienziato non chiuso nel suo laboratorio c’entra moltissimo.

Ho letto attentamente le pagine locali di ieri, di un quotidiano nazionale, rimanendone esterrefatto e sconcertato. Veniva annunciata la chiusura dell’inchiesta dei ROS e del PM sui “mini-terroristi”, “naturale preludio della richiesta di rinvio a giudizio” (perché?). I vistosi e suggestivi titoli sono accompagnati da ampie e doviziose trattazioni, dove il termine “prova”, esplicitamente o tramite perifrasi, è espresso non meno di cinque volte. Non è possibile discernere se tale termine sia effettivamente utilizzato da ROS e PM o sia una licenza giornalistica, resta il fatto cruciale che esso è pubblicato e associato a comportamenti e dichiarazioni degli indagati. I passaggi più sconvolgenti, per un ricercatore scientifico, sono quelli nei quali si riportano: la lunga dichiarazione di un accusato metamorfizzato in testimone, che si conclude con “non so dire cosa avesse portato” e “analogie linguistiche e contenutistiche” tra documenti scritti. Se, nella fattispecie, si fosse adottato il metodo scientifico per elevare al rango e alla funzione di “prova” i due passaggi esemplificati, non ci sarebbe stata la minima speranza di dimostrare che il primo si riferisse ai due famosi proiettili, e che il secondo denunciasse la mano di Fabiani. Per il semplice ma non trascurabile motivo che tali “reperti” possono avere decine di altre e diverse spiegazioni.

Ma, noi scienziati ci occupiamo dell’importantissima condizione di lupi e rane appenniniche, mentre quella pagina locale si occupava solo del destino, presente e futuro, di cinque ragazzi e delle loro famiglie.

(*) Docente e ricercatore di Zoologia – Università degli Studi di Perugia


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