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Barberini pronto al rientro alla Sanità | Lento disgelo in Regione

Un lungo inverno, che dura dallo scorso 17 febbraio e che proprio non sembra voler andare via. Da quando, insomma, l’ex (si dice ancora per poco) assessore alla sanità Luca Barberini è uscito da Palazzo Donini sbattendo la porta e dimettendosi dal suo ruolo in Regione Umbria. Da quel giorno prove di disgelo, incontri fuori e dentro il partito, pronostici di ogni genere si sono quasi sprecati. L’agenda delle sanità umbra è andata avanti, la road map per i nuovi servizi sanitari anche. Ma il consigliere Luca Barberini non è rimasto di certo dietro le quinte, lanciando i suoi strali suon di ben 30 emendamenti (leggasi bilancio regionale) presentati con i suoi compagni dell’ala, e di status su Facebook (l’ultimo parlava addirittura di “farsa” palesatasi nella segreteria provinciale del Pd).

Che Barberini rimanesse in ‘panchina’, dopo le nomine dei dirigenti sanitari, detta sua, fatte con il bussolotto e senza il suo consenso, non è mai stata un’ipotesi verosimile. Ma che la ‘trattativa’ per il suo rientro in giunta spettasse solo a lui non lo è altrettanto. Ieri l’incontro in Regione tra lui e la presidente Catiuscia Marini, che ha seguito gli altri numerosi tavoli (l’ultimo registratosi sabato tra quest’ultima e il sottosegretario agli Interni, Giampiero Bocci), per poter mettere finalmente un punto al lungo disgelo cominciato oltre un mese fa con i primi rumor sul rientro in giunta del fuoriuscito assessore.

La ‘fretta’ (si fa per dire, dati i tempi lunghi ai quali abbiamo assistito) del rientro di Barberini sembra avere lo stesso suono della ‘chiamata alle armi’ pre-elezioni comunali: il 5 giugno si avvicina, e dal Pd ci sarebbe necessità di inviare un segnale unico, di forza e intesa comune, per non perdere pezzi alle prossime amministrative e arrivare compatti alle urne. La campagna referendaria per il Senato a breve poi entrerà nel vivo: e anche su questo il partito al governo non può farsi trovare sfilacciato e ripiegato su questioni interne e di poltrone. I messaggi dalle due parti in contrapposizione restano però ancora distinti: la giunta al lavoro cuce, e vorrebbe mettere una pietra sopra a tutta la faccenda, qualcuno dall’altro lato scuce. La pazienza dei mariniani sarebbe finita, mentre dal partito a Piazza della Repubblica (sede del Pd umbro) l’indicazione di pace è ormai sigillata.

Il nodo tutto da sciogliere sarebbe comunque ancora nella questione deleghe a dirigenti di Sase, Adisu, Aur e Centrale di Acquisto per la Sanità. Le scelte sarebbero al momento legate anche ai futuri sviluppi della suddivisione amministrativa in centro-Italia, e dunque dipenderebbero dalla creazione della macro-regione con l’unione di Umbria, Marche e Toscana. Sembra però che il nome, in particolare per Aur e Adisu, verrà proprio dal cuore verde d’Italia. La certezza, lato sanità, è che il dirigente Walter Orlandi resterà lì dove è, nessuna retromarcia sulla nomina che ha portato proprio alla spaccatura della giunta Marini. Non fosse altro che il contratto firmato dallo stesso Orlandi dura tre anni e il mandato è appena iniziato. La morale della favola resta comunque sempre la stessa: al netto di nuovi colpi di testa, Barberini rientrerà a Palazzo Donini, al massimo entro il 22 maggio.

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