(Luca Biribanti) – Il mistero si infittisce sulla morte di Stefan Gheorge, 33enne di nazionalità rumena, trovato morto venerdì scorso nell'appartamento di una palazzina di Via Centurini. A rivenire il cadavere era stato il figlio dell'anziano 95enne che Stefan accudiva come badante, trovandolo riverso sul letto raggiunto al torace da un colpo di arma da fuoco. La prima ipotesi della Squadra Mobile del dott. Tommaso Niglio, che indaga sul caso con il coordinamento del sostituto procuratore della repubblica Barbara Mazzullo, era stata quella del suicidio, ma dopo gli accertamenti autoptici, effettuati ieri dal medico legale Fabio Suadoni, sono emersi nuovi dettagli che spostano il campo di indagine su un possibile omicidio. “Dalla perizia è emerso che l'uomo è stato colpito con un solo colpo di fucile, una normale doppietta da caccia, all'altezza del torace – ha spiegato Suadoni – ma la ferita non è stata mortale. Nella stanza sono state rinvenute tracce di sangue in terra e sulle pareti che potrebbero essere state lasciate dall'uomo. Abbiamo fatto prelievi di tampone nasale, anale e rettale per verificare la possibilità di un eventuale rapporto sessuale e la presenza di dna di terze persone. Ovviamente abbiamo fatto tamponi anche per le analisi tossicologiche”.
Mentre si aspettano i risultati di questi nuovi esami, le indagini si diramano in tutte le direzioni, senza escludere nessuna pista. La vita che Stefan Gheorge conduceva a Terni sembrerebbe trasparente: era un giovane avvocato venuto in Italia, raggiungendo la madre e la sorella che già lavoravano a Terni come badanti, per guadagnare i soldi da investire in un master di specializzazione che avrebbe frequentato una volta rientrato in Romania. Era conosciuto anche dal parroco di nazionalità rumena di Sant'Alò, Don Vasile Andreca, al quale la madre del'uomo ucciso avrebbe confessato ‘ di essere sicura che suo figlio sia stato ucciso e di avere molti sospetti'. Lo stesso parroco ha dichiarato: “Conosco da tempo questa famiglia, sono persone religiose, la madre viene a messa tutte le domeniche”. Molti elementi non sono chiari agli inquirenti, vista la complessità della scena del crimine: un biglietto di addio lasciato ai famigliari, che è sottoposto a perizia calligrafica, rafforzerebbe l'ipotesi di un suicidio volontario, ma i due colpi di fucile che hanno frantumato una finestra della camera da letto e scheggiato la porta della stanza, porterebbero portare a sostenere l'idea di una colluttazione. In tutto sarebbero stati esplosi 3 colpi dal fucile, ma nessun residente del condominio avrebbe sentito rumori di arma da fuoco o sospetti. Anche il movente dell'eventuale suicidio rimane un mistero, visto che Stefan Gheorge aveva in programma di rientrare nel suo paese d'origine per completare la formazione professionale e dove lo attendevano la moglie e il figlio che a dicembre, per in Natale, lo avrebbero raggiunto a Terni.