Attentato a Berlino, i racconti degli spoletini | Massimo "Mi sono affacciato e ho visto il tir" - Tuttoggi.info

Attentato a Berlino, i racconti degli spoletini | Massimo “Mi sono affacciato e ho visto il tir”

Sara Fratepietro

Attentato a Berlino, i racconti degli spoletini | Massimo “Mi sono affacciato e ho visto il tir”

Ingegnere spoletino era in un ufficio a Breitscheidplatz, Matteo invece era stato al mercatino la settimana prima | Polizia mette taglia sull'attentatore
Gio, 22/12/2016 - 11:52

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C’erano diversi spoletini lunedì a Berlino ed uno di loro era proprio nei luoghi in cui si è verificato l’attentato terroristico che ha provocato la morte di 12 persone e il ferimento di numerose altre.

L’autore della strage, identificato dagli inquirenti nel tunisino 24enne Anis Amri, è ancora in fuga e le autorità internazionali hanno diramato la sua foto nella speranza che qualcuno possa segnalare la sua presenza e permetterne la cattura. La polizia feberlino-attentatorederale tedesca ha messo su di lui una taglia di 100mila euro, chiedendo aiuto a tutti. Non è comunque certo che l’attentatore, di origine tunisina, occhi marroni e capelli neri, sia ancora in Germania. Secondo quanto si apprende, Anis Amri (che ha numerosi alias) avrebbe lasciato la Tunisia quando era ancora minorenne, approdando poi in Sicilia dove è stato anche recluso in carcere per 4 anni. Dopo aver scontato la pena era stato raggiunto da un mandato di espulsione che non era stato però eseguito per motivi burocratici. Da almeno un anno sembra vivesse in Germania. E non è l’unico legame con l’Italia: sicuramente è una casualità, ma il tir con cui è stato compiuto l’attentato, rubato ad una ditta di trasporti polacca ed il cui conducente è stato prima sequestrato e poi ucciso, proveniva dall’Italia. Non, comunque, dalle acciaierie di Terni, come alcuni avevano ipotizzato inizialmente.

A Berlino abitano e lavorano diversi giovani spoletini. Ed a Spoleto lunedì varie famiglie sono state in apprensione alla notizia dell’attentato.

A Breitscheidplatz, o meglio in un edificio che si affaccia sulla piazza dell’ormai tristemente noto mercatino di Natale, lavora Massimo, che ha 30 anni, fa l’ingegnere e da un anno è a Berlino. A Spoleto è tornato nelle ultime ore, per le vacanze di Natale, ma lunedì sera si trovava sui luoghi dell’attentato. “A quell’ora – ci racconta – ero ancora in ufficio ma non mi sono accorto di cosa fosse successo, non ho percepito rumori particolari: la piazza è normalmente molto viva e rumorosa e inoltre i vetri isolano piuttosto bene. Poco dopo ho ricevuto una chiamata dei miei genitori che volevano sapere come stavo… al che sono andato alla finestra e ho visto numerose vetture di polizia e pompieri, l’area era già transennata e molte delle luci dei mercatini erano spente. Ho potuto vedere anche il tir nero che aveva travolto gli stand, proprio all’entrata principale del mercatino. A quel punto non mi sono sentito più al sicuro nell’edificio, il primo pensiero è stato che avrebbero potuto verificarsi altri attacchi, quindi ho deciso di lasciare l’area. Per poter uscire sono dovuto passare attraverso l’area transennata, non c’era altra via. In quel momento, anche se ancora non avevo chiare le dinamiche di cosa fosse successo, ho sentito un forte coinvolgimento emotivo, il peso della minaccia era davvero presenteHo camminato a lungo prima di trovare un taxi. Le strade erano quasi vuote, cercavo di evitare le zone più note, guardandomi attorno in continuazione. Una volta tornato a casa ho appreso la gravità della strage… Il giorno successivo sono tornato in ufficio. La piazza aveva un’atmosfera spettrale, un silenzio mai udito. Il tir era stato rimosso ma ancora erano in terra tutte le macerie degli stand e delle decorazioni natalizie. Questa visione mi fa davvero male, non la scorderò”.

È cambiata la tua percezione della sicurezza? Come vivi il fatto che l’attentatore non è stato ancora catturato? “Ho paura – spiega Massimo – che possa fare ancora del male. Ora sono in Italia, avevo da tempo programmato le vacanze,  ma ho molti amici lì. Finora avevo vissuto Berlino come una città sicura, ma ora è ben diverso. È una ferita profondissima per la città, toccata nella sua zona Ovest, più bella e vivace. Credo che la situazione esterna tornerà regolare presto, ma non gli animi delle persone”.

Massimo non è l’unico spoletino che in questi giorni era a Berlino. A dividersi tra Spoleto e la capitale tedesca è ad esempio la stilista Marta Zampolini. “In questi giorni – racconta – non sono a Berlino, ma lì c’è mio marito, Matteo Da Re. La zona in cui è avvenuto l’attentato la frequentiamo soltanto ogni tanto, è molto turistica. Comunque sia lui che i nostri amici spoletini che abitano a Berlino stanno bene. Matteo era anche a Bruxelles nei giorni dell’attentato, casualmente era partito il giorno prima perché gli era saltato l’ultimo appuntamento di lavoro e quindi aveva deciso di anticipare la partenza”.

A Berlino vive da qualche tempo anche il giovane architetto Matteo Montesi, molto conosciuto a Spoleto per i suoi successi nel nuoto, e che è rientrato in Italia appena un paio di giorni fa per le festività natalizie. “Abito a meno di un km dal mercato dove si è verificato l’attentato, ci ero stato giusto la settimana scorsa – ci racconta – è uno dei mercati più frequentati della città perché è uno di quelli liberi, in cui non si paga l’ingresso, e la gente lo frequenta la sera per ritrovarsi invece di andare a prendere l’aperitivo. Si trova in una zona molto frequentata, nella Berlino Ovest: ci sono tanti negozi, anche centri commerciali, e quella chiesa in mezzo molto particolare. È un posto molto visitato sia dai turisti che dalle persone che lavorano lì intorno”. Come appunto lui stesso, che proprio la scorsa settimana ci era stato, anche se in un orario diverso rispetto a quello in cui ieri sera è avvenuto l’attentato, orario di punta per il mercatino. “Mi sento fortunato, come fai a sapere quando possono accadere queste cose? Oltre tutto a rimetterci sono sempre persone che non c’entrano niente, che sono lì per caso. Sapere la notizia per me è stato uno shock – prosegue – anche se chi vive a Berlino si sente più esposto a questo tipo di rischio. Quando nei mesi scorsi c’è stato il periodo degli attacchi in Francia e Germania l’attenzione generale era più alta, ed erano aumentati anche i controlli. Come scende un attimo l’attenzione tornano i rischi, in città come queste per quanto ci possano essere i controlli, ci può essere sempre il pazzo, chi sfugge… Di certo non destava sospetti vedere un camion di quel genere, con targa polacca, nella zona: le strade lì intorno sono molto trafficate e ci sono vari cantieri aperti, attivi anche di notte, mentre la Polonia è lì vicino e non è strano vedere mezzi provenienti da lì”.

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