Ast Terni diventa un Risiko / Obiettivo Thyssen "Estromettere sindacati dalla trattativa" - Tuttoggi.info

Ast Terni diventa un Risiko / Obiettivo Thyssen “Estromettere sindacati dalla trattativa”

Luca Biribanti

Ast Terni diventa un Risiko / Obiettivo Thyssen “Estromettere sindacati dalla trattativa”

Cortocircuito nella comunicazione tra Governo-Thyssen-Sindacati
Mer, 01/10/2014 - 20:49

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La situazione Ast sta diventando un vero e proprio paradosso, anche i sindacati ci stanno capendo poco o nulla di quanto sia nelle reali intenzioni di Thyssen rispetto al piano industriale per il polo siderurgico ternano.
Nel pomeriggio di oggi, l’ad Morselli, ha fatto sapere tramite agenzie di stampa, che c’è un piano di apertura per i lavoratori considerati in ‘esubero’.
Non si capisce a cosa servano 12 ore di trattative se poi Governo e sindacati devono apprendere dalla stampa le proposte fatte da Thyssen. In particolare la multinazionale tedesca ha proposto la mobilità per 290 lavoratori. Per coloro che intendessero aderire entro il 28 dicembre 2014, verrebbe riconosciuto un ‘esodo’ di 80mila euro. Qualora, invece, l’adesione dovesse arrivare dopo il 29 dicembre, la cifra scenderebbe a 50mila euro.
In risposta a questa strategia Thyssen ecco la nota dei sindacati: “Come OO.SS. di Terni apprendiamo con stupore tramite agenzie stampa della proposta formulata dall’Amministratore Delegato di AST rispetto alle loro disponibilità a trattare su contratto e mobilità.
Come OO.SS. di Terni riteniamo che oltre al merito di quanto proposto, che chiaramente rappresenta un pezzo di discussione non scollegato dagli impegni sul piano industriale ancora ad oggi inesistenti, c’è un problema di metodo sul come si stà svolgendo il negoziato.
E’ veramente singolare che le OO.SS. debbano apprendere dalla stampa le proposte aziendali quando, nei confronti svolti in questi giorni, tali proposte non sono mai state formulate ufficialmente alle organizzazioni stesse.
E’ altresì scorretto, da parte Aziendale, richiamare le Organizzazioni Sindacali a “svolgere la propria parte” quando le stesse sono le uniche che punto su punto hanno formulato proposte alternative al piano offrendo anche elementi di apertura alla discussione ritenuti non sufficienti dall’azienda.
Come OO.SS. di Terni ribadiamo che tale atteggiamento conferma quanto da noi sostenuto relativamente ad una non volontà da parte aziendale di discutere, di non voler fare accordi e di applicare il suo piano industriale che prevede solo tagli, sacrifici ed indebolimento delle produzioni ternane.
Come OO.SS. di Terni denunciamo con forza quanto si sta determinando e crediamo che tali atti provocatori ed irrispettosi da parte aziendali potrebbero avere ripercussioni sul buon esito del negoziato”.

La Camera del Lavoro di Terni: “La Camera del Lavoro di Terni esprime preoccupazione per la proposta letta in queste ore avanzata dall’AST, una proposta che evidenzia la pericolosità del piano privo di prospettiva industriale. Non sono definiti investimenti per la realizzazioni di impianti nell’area a freddo che consentano di arrivare a produrre 680 mila tonnellate di inox come sostenuto da tempo. Manca certezza sulla utilizzazione del secondo forno per avere il milione e duecento mila tonnellate di acciaio fuso necessario per l’inox e i fucinati prodotti essenziali per il sistema industriale italiano. Confusa politica commerciale e confuse sono le competenze territoriali di riferimento per la vendita dei prodotti ternani. Inadeguate risposte sulla politica di acquisizione del rottame, fondamentale per la vita del sito ternano. DI CERTO LA THYSSEN ha proposto la riduzione del personale come se il fatto fosse irrilevante rispetto all’utilizzazione degli impianti. In più si vuole ridurre e in alcuni casi cancellare il contratto integrativo con conseguenze pesante per il salario dei dipendenti. Queste sono le ragioni che ci fanno essere contrari alla proposta perché accettarla significherebbe mettere fine all’industria che nel corso degli anni ha costruito e definito la comunità ternana e tanta importanza ha avuto nell’Italia industriale“.

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