Nei giorni scorsi la Guardia di Finanza di Assisi ha dato esecuzione ad un sequestro preventivo “per equivalente” disposto dalla locale Autorità Giudiziaria nei confronti di un imprenditore di nazionalità cinese, operante nella filiera del tessile per famosi marchi di abbigliamento.
Ai Finanzieri della Tenenza di Assisi non è sfuggito un importante dettaglio: l’impresa non versava praticamente nulla all’erario. Quando gli investigatori hanno passato al setaccio i libri contabili, sono cominciate ad affiorare le anomalie: l’imprenditore aveva registrato in contabilità diverse fatture di acquisto per servizi resi da altri fornitori anch’essi di origini cinesi. E’ apparso strano che un’impresa con propri dipendenti, si avvalesse della prestazione di terzi, azzerando così il proprio guadagno.
Dopo accurati accertamenti gli inquirenti hanno dedotto che l’imprenditore cinese, attraverso un collaudato sistema di fatture false per oltre 300 mila euro, era sostanzialmente in grado di pareggiare i ricavi conseguiti con dei costi fittizi, senza produrre all’apparenza alcun reddito.
Fatture emesse da soggetti compiacenti, perlopiù di etnia cinese e sconosciuti al fisco, per prestazioni di servizio in realtà mai svolte. Addirittura, in alcuni casi, le fatture sono state disconosciute dalle stesse aziende emittenti. Sulla base di tali risultanze, la Procura della Repubblica di Perugia ha indagato l’imprenditore cinese per il reato di frode fiscale ed ha ottenuto dal G.I.P. il sequestro preventivo di quanto sottratto indebitamente al fisco.