ASCANIO CELESTINI PORTA IN SCENA LA FOLLIA DEI MANICOMI E LA LIBERAZIONE DI ROMA NEL '44 - Tuttoggi.info

ASCANIO CELESTINI PORTA IN SCENA LA FOLLIA DEI MANICOMI E LA LIBERAZIONE DI ROMA NEL '44

Redazione

ASCANIO CELESTINI PORTA IN SCENA LA FOLLIA DEI MANICOMI E LA LIBERAZIONE DI ROMA NEL '44

Mar, 11/12/2007 - 16:09

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Torna in Umbria Ascanio Celestini con due dei suoi spettacoli più apprezzati.

Lo straordinario affabulatore sarà giovedì 13 dicembre al Teatro Cottoni di Nocera Umbra con “La pecora nera”, che negli anni passati ha riscosso un grande successo in numerosi teatri umbri, e venerdì 14 dicembre al teatro Torti di Bevagna con “Scemo di guerra”.

L'intenso spettacolo “La pecora nera”, prodotto dal Teatro Stabile dell'Umbria, è nato da un lavoro di ricerca che Celestini ha iniziato nel 2002 raccogliendo in diverse città italiane racconti e testimonianze sulla vita del manicomio: la vita dell'istituzione manicomiale prima e dopo la riforma e la vita di coloro che vi lavoravano dentro e di esso vivevano. Durante gli anni Settanta, nel territorio della città di Perugia, la Riforma della Psichiatria ha vissuto precocemente quella stagione rivoluzionaria e sperimentale sfociata nella Legge 180 del 1978, nota come “La Legge Basaglia”. Nella primavera del 2003, la collaborazione dello Stabile umbro con Ascanio Celestini è partita proprio da questo e la sua ricerca sul campo, i suoi primi incontri con i testimoni della vita manicomiale, prima e dopo la Riforma, sono avvenuti proprio a Perugia.

“Per tre anni ho registrato storie di manicomi, – racconta Celestini – l'ho fatto a Perugia, Roma, Parma, Reggio Emilia, Udine, Bologna, Venezia e Imola. Ho incontrato soprattutto gli infermieri perché mi è sembrato che potessero raccontare le storie più concrete. E poi dovevo fare una scelta, quando facciamo una ricerca non si può cercare ovunque. Pensavo di raccontare una storia sulla fine dell'era manicomiale, ma ho fatto due errori. Per prima cosa ho confuso le storie delle singole persone con la storia dell'istituzione. Tre anni di interviste insieme alla regista Daria Menozzi mi hanno permesso di avvicinarmi alle storie orali più che alla storia ufficiale. E poi ho pensato che il manicomio fosse finito con la destrutturazione degli ospedali psichiatrici. Ma a parte il fatto che oggi ci sono ancora gli ospedali psichiatrici giudiziari, le cliniche private e è praticato l'elettroshock… oggi viviamo con l'idea che ci sia un modello di riferimento. Un modello di benessere fisico, psicologico, economico. Viviamo costantemente quella che gli psichiatri chiamavano cura morale secondo la quale l'ordine del manicomio rimette a posto il disordine del cervello malato. Noi viviamo con l'incubo del disordine. A partire dal viso disordinato dalle rughe che lo invecchiano fino al disordine delle lingue e delle culture, fino alla paura del terrorismo. Così ho pensato che i personaggi di questa storia dovessero raccontare il manicomio attraverso l'esperienza del presente. Non il manicomio come soggetto del passato, né come metafora, ma come meccanismo istituzionale che è ancora in moto. La Pecora Nera inizia così”.

Salutato dalla critica come uno degli spettacoli più belli visti negli ultimi anni, “Scemo di guerra” nasce invece da una storia vera raccontata a Celestini dal padre. “Mio padre raccontava una storia di guerra. Una storia – spiega l'attore – di quando lui era ragazzino. L'ho sentita raccontare per trent'anni. È la storia del 4 giugno del 1944, il giorno della Liberazione di Roma. Per tanto tempo questa è stata per me l'unica storia concreta sulla guerra. Era concreta perché conoscevo le strade di cui parlava. Conoscevo il cinema Iris dove aveva lavorato con mio nonno e poi era concreta perché dopo tante volte che la ascoltavo avevo incominciato a immaginarmi pure i particolari più piccoli del suo racconto. Ogni volta che raccontava faceva delle digressioni, allungava o accorciava il discorso inserendo episodi nuovi o eliminando parti che in quel momento considerava poco importanti. Così quando ho incominciato a fare ricerca ho deciso di registrarlo e provare a lavorare sulle sue storie. Da queste storie nasce Scemo di guerra. Nello spettacolo si ritrovano alcuni avvenimenti molto conosciuti come il bombardamento di San Lorenzo o il rastrellamento del Quadraro con più di mille persone deportate. Alcuni fatti sono veramente accaduti a lui come quando ha rischiato di farsi ammazzare mentre raccoglieva una cipolla. Alcuni sono altrettanto veri, ma li ho ascoltati da altre persone come la storia del soldato seppellito vivo all'Appio Claudio. Certe cose me le sono inventate io o le ho prese da altri racconti di altre guerre che mi è capitato di ascoltare”.

Per informazioni e prenotazioni ci si può rivolgere telefonicamente, fino al giorno precedente lo spettacolo, presso il Botteghino Telefonico Regionale del Teatro Stabile dell'Umbria, tutti i giorni feriali, dal lunedì al sabato, dalle 16 alle 19, al n°075/57542222. E' possibile acquistare i biglietti on-line sul sito del Teatro Stabile dell'Umbria www.teatrostabile.umbria.it .


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