Ottantacinque libri d'artista per comprendere la completezza e la complessità dell'opera artistica di Sol LeWitt. Un tributo della città di Spoleto – in cui l'artista ha trascorso circa 30 anni della sua vita – per ricordare a due anni dalla scomparsa il grande artista americano.
Il progetto di “Viaindustriae”, in collaborazione con Studio a'87, curato da Giorgio Maffei ed Emanuele De Donno propone trentacinque anni di lavori, esposti per gli ultimi giorni alla CGAM di Spoleto, che ripercorrono cronologicamente le produzioni artistiche di Sol LeWitt, permettendo di penetrare il “sistema” dell'artista.
Ma cosa è un libro d'artista? Giorgio Maffei – curatore della mostra – lo definisce “un mezzo espressivo, accessorio all'ordinaria attività dell'artista; un esercizio preparatorio necessario ad affrontare opere più complesse oppure un'occasione di riflessione, anche teorica sul proprio lavoro”.
Per Sol LeWitt è anche di più “è la chiave di lettura dell'intero suo percorso di cui scandisce i passaggi e ne chiarisce insieme i metodi ed i significati”. Si potrebbere definire contenitori basici che alcuni autori hanno utilizzato per dare il là ad alcune opere o semplicemente per sperimentare.
A noi restano questi libri “macchine per fare” che sembrano portarci dentro l'artista, nel suo spirito e nella sua capacità di innovare, di scoprire figure geometriche precise, essenziali, minimal, o più esattamente concettuali.
Il libri d'artista di Sol LeWitt sono di piccolo formato, semplici ed austeri, quadrati nella forma. Su una carta bianca leggermente brillante corre una china sottilissima di colore nero, sottile ed incisiva che propone linee e geometrie, immagini e memoria in sequenza. Ogni suo libro porta un titolo accompagnato da un complesso sottotitolo che spesso rappresenta l'essenza, la premessa e il compendio dei contenuti dell'opera.
Nell'uso dei libri d'artista LeWitt è un pioniere. Molti artisti tra gli anni sessanta e ottanta preferirono ai cataloghi i libri d'artista, ma molto spesso il relativo utilizzo era asimmetrico alle mostre, distante dalle opere da loro esposte. Invece LeWitt, unisce i libri e le mostre attrverso un filo di connessione nemmeno troppo sottile. Non ha mai prodotto un libro semplice riproduzione di una sua opera, piuttosto ha preferito usarlo come interfaccia della pittura. “Uno specchio complesso dei suoi lavori – secondo Maffei”.
Analizzare, ma per molti è uno scoprire, la sua produzione costituisce un viaggio nella conoscenza della sua opera tutta, un viaggio fruibile fino al 14 maggio e che costituisce un tributo dovuto alla sua grande figura.
(C.F.)
