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Affitti Comune alle associazioni, i contratti a “tempo indeterminato” e quelli “da formalizzare”

Una gestione opaca di un gran numero di contratti. Sarebbero 198 le concessioni di immobili comunali alle associazioni  al vaglio della Corte dei Conti. Alla richiesta di acquisizione di documentazione da parte della Finanza, il Comune ha riposta con una missiva. Centinaia di nomi e vie, dicevamo, che disegnano una mappa della città spartita in 6 zone: Perugia nord e sud, Tiberina nord e sud e Pievaiola. Il tutto custodito nel dedalo dei corridoi di palazzo dei Priori: dalle aree della cultura, a quelli dei servizi alla persona, aree verdi e sport, senza un unico ufficio come punto di riferimento. Perchè, almeno prima di ora quando la nuova amministrazione si è presa carico di effettuare una precisa mappatura della situazione, in Comune non esisteva un ufficio unico addetto alla gestione degli immobili alle associazioni.

Come appare nel censimento che risale a fine 2015, sono molte le situazioni sulla carta un po’ vaghe e che sono caratterizzate dalla postilla “da formalizzare”. Altre, una trentina circa, a tempo indeterminato. Come a dire che il Comune negli anni ha concesso degli spazi senza specificare fino a quando. In centro come in periferia, la nota compare in tutti gli elenchi. Nell’Acropoli, le “concessioni infinite” sono almeno 13, quelle da formalizzare 4, altri nel censimento non hanno ancora né una data di inizio né una di fine rapporto.

I casi. C’è chi, nel cuore dell’Acropoli, dal 1996 a tempo indeterminato, ha avuto la concessione di stabilire i propri uffici (che gestiscono uno degli eventi più noti in fatto di musica di tutta l’Umbria) proprio davanti al duomo di San Lorenzo, pagando la simbolica somma di meno di 4mila euro annui per 135 metri quadri. C’è, anche chi, nata come associazione ma di fatto poi punto di ristorazione, a due passi da Palazzo dei Priori, dal 1996 fino a data infinita, ha a disposizione 157 metri quadri per 4mila euro all’anno. In via fonti coperte c’è un club che ha a disposizione 420 mq per 8120 euro l’anno con una convenzione firmata nel 2011 fino al 2016. È ancora, nel censimento è presente la concessione ad una associazione fantasma: non è specificato il nome, manca lo spazio di cui disporrebbe e il costo del canone pagato.

Saltano all’occhio assegnazioni plurime alla stessa associazioni, in un caso si arriva almeno a tre locali, concessioni fatte da servizi comunali diversi anche a attività renumerative come, ad esempio, corsi di formazioni e punti ristoro, cosa vietata dal Regolamento del 1996 che, tra le altre cose, richiedeva di acquisire le relazione sull’attività svolte alle associazione. Cosa che di fatto non è mai stata fatta. Un problema, questo, che gli uffici comunali avevano già sollevati dieci anni, cercando di ristabilire un ordine e delle regole.

Acropoli, certo, ma non solo. Lasciando le mura alle spalle e scendo in periferia la situazione non sembra migliorare. Censimento alla mano, è proprio nelle zone fuori dal centro storico in cui non ci sono meno informazioni riguardo all’inizio e alla fine del contratto e, tra le note, appare un vago “da formalizzare”. A Perugia nord e sud la situazione è di 6 contratti a tempo indeterminato e più di 20 quelli da formalizzare. Nelle zone Tiberina e Pievaiola la situazione è la medesima: una decina le concessioni infinite, almeno il doppio quelle in via di formalizzazione. Una gestione opaca durata quasi un ventennio ma su cui, forse, si sta facendo più chiarezza.