Affitti associazioni Perugia, Finanza vaglia 198 casi | Sospetti dal 2010 - Tuttoggi.info

Affitti associazioni Perugia, Finanza vaglia 198 casi | Sospetti dal 2010

Cristiana Mapelli

Affitti associazioni Perugia, Finanza vaglia 198 casi | Sospetti dal 2010

Con una delibera della giunta Boccali si chiedeva di "contenere i costi a carico dell'Amministrazione"
Ven, 25/03/2016 - 19:23

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Un groviglio di carteggi persi in un labirinto di uffici tecnici. Nomi di associazioni, spazi concessi, canoni fissati e durate contrattuali troppo spesso non definite o a tempo indeterminato. Questo rivela l’ultimo censimento datato 2015 allegato alla modifica del regolamento per le assegnazioni di locali comunali alle associazioni della città. La documentazioni di quasi 200 immobili è ora sul tavolo del Nucleo della polizia tributaria della Guardia di finanza, il tutto acquisito dopo una richiesta via pec di qualche settimana fa agli uffici del Comune. Il dubbio della magistratura è quello che possa esistere, nelle centinaia di pagine dei carteggi che hanno consentito negli anni l’utilizzo di questi luoghi a canoni minimi e a volte mai pagati, il danno erariale. Ma già nel 2010, una delibera evidenziava alcuni problemi sulle concessioni.

La storia degli affitti del Comune di Perugia alle associazioni cittadine, a colpo d’occhio sembra un susseguirsi di atti comunali che hanno inizio nel 1996 con le prime regolamentazioni, ma che continuano ad avvicendarsi con concessioni e modifiche in un periodo lunghissimo, quasi un ventennio. Risalgono già al 1998 le prime correzioni agli schemi di convenzioni degli affitti, in base sia agli immobili che alla tipologia di associazioni a cui affidarle.

Una “gestione opaca“,  come denunciato dai consiglieri del gruppo misto Pittola e De Vincenzi, così come il Movimento 5  Stelle. Il 25 novembre scorso, in una determina di giunta, si prendeva atto della gran quantità di richiesta pervenute all’amministrazione per la concessione di locali da parte di alcune associazioni, costrette a lavorare senza una sede. Vista la mancanza di un documento ufficiale, “appare necessario integrarli con quelli relativi alla superficie, nonché alla suddivisione in vani o piani degli immobili”. Si fa riferimento ad assegnazioni senza titolo, sedi assunte in locazione per fini istituzionali e successivamente tramutate in sede associativa, più assegnazioni allo stesso soggetto, concesse da servizi comunali diversi e attività remunerative come corsi di formazione e punti di ristoro.

Eppure già con una delibera di giunta datata 11 novembre 2010, l’allora amministrazione Boccali chiedeva di effettuare delle modifiche alle regolamentazioni in fatto di affitti per per “razionalizzare l’uso di dette strutture e contenere i costi a carico dell’Amministrazione comunale“. In particolare, l’atto spiega come “secondo verifica effettuata gli impianti periferici di piccole dimensioni affidati in gestione a canoni simbolici pari a 51,65 euro”, andrebbe modificato l’importo almeno a 200 euro all’anno. Cifra che andrebbe estesa anche agli immobili di proprietà comunale affidati alle associazioni che svolgono gratuitamente e volontariamente attività di valenza sociale e culturale. “Qualora nei locali comunali dati in uso, i gestori svolgano anche attività renumerative (punti di ristoro, corsi di formazione a pagamento, attività didattica e sportiva a prezzi di libero mercato) il canone andrà parametrato secondo i criteri previsti dal vigente regolamento del 1996”.

Insomma, come a dire che qualche dubbio sull’utilizzo di alcuni immobili, già c’era 6 anni fa. Intanto lo studio a carico degli uffici dell’assessore Bertinelli, che da tempo sta effettuando una mappatura precisa della situazione, va avanti.

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