A SPOLETO ARRIVANO LE DONNE DI VRINDAVAN, LA CITTA’ DELLE VEDOVE - Tuttoggi.info

A SPOLETO ARRIVANO LE DONNE DI VRINDAVAN, LA CITTA’ DELLE VEDOVE

Redazione

A SPOLETO ARRIVANO LE DONNE DI VRINDAVAN, LA CITTA’ DELLE VEDOVE

Dom, 06/04/2008 - 10:37

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Approda a Spoleto, dopo i successi di Assisi e Perugia, “Donne di Vrindavan”, la mostra fotografica itinerante che racconta la difficile condizione delle vedove dell'India attraverso 40 pannelli di straordinarie fotografie di Tamara Farnetani (con liriche di Daniele Passerini, approfondimenti di Rita Cacciaglia ed Ester Gallo, testimonianze delle donne fotografate). L’evento verrà inaugurato alle 17,30 del 19 aprile presso il Chiostro di San Nicolò, dove la mostra rimarrà fino al 27 successivo. Promossa dal Comitato Internazionale 8 Marzo, la Mostra prevede anche una raccolta fondi in favore di Guild of Service, New Delhi, India, che gestisce diversi centri in India e in particolare strutture che accolgono vedove e donne sole con bambini a Vrindavan. La città di Vrindavan – si trova nella regione indiana dell'Uttar Pradesh e nel distretto di Mathura. Conta circa 57.000 anime e dista circa 130 km da Nuova Delhi e 50 km da Agra (la città sede del Taj Mahal). Secondo la tradizione hindu tra Vrindavan e Mathura, separate da circa 15 km, nacque e crebbe Krishna. Per questo motivo la zona è ricca di templi e meta di pellegrinaggi da tutta l'India. Vrindavan è anche nota come la “città delle vedove” per via del gran numero di donne che vi trovano rifugio dopo avere perso i loro mariti. “Nella maggior parte dei casi si tratta di vedove – dichiara Farnetani, che dedica le sue foto a tutte le donne oppresse – che dopo la morte del loro sposo, dedicano la vita a Krishna, il dio hindu. Si ritirano dalla vita mondana spogliandosi di ogni forma di materialismo, volontariamente o più spesso forzate dalle loro famiglie. Insieme alle vedove si trovano anche mogli abbandonate, spesso con i loro bambini, o donne che non sono riuscite a sposarsi, di solito per mancanza di dote. Sono senz' altro donne cui viene negato il diritto a una vita normale solo perché non hanno più un marito ma dietro a questi volti – rivela la fotografa – c'è molto di più. Mi ha commosso profondamente vivere con loro, condividere quel poco che possedevano, la loro costante serenità, il non temere la morte, anzi celebrarla come elevazione dello spirito”.


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