A Montone le stelle non si vedono più / Storia di un progetto arenato - Tuttoggi.info

A Montone le stelle non si vedono più / Storia di un progetto arenato

Sara Cipriani

A Montone le stelle non si vedono più / Storia di un progetto arenato

L'osservatorio astronomico di Borgo Coloti con il potente telescopio IRAIT chiusi da due anni / Le strutture ricettive ferme / Rocca d'Aries ristrutturata e mai utilizzata
Mer, 20/08/2014 - 20:18

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“Dell’andar per monti a raccoglier conchiglie, in una notte senza stelle”. Potrebbe essere il titolo della storia che ci apprestiamo a raccontare.  A dir la verità di conchiglie non ne abbiamo trovate, ma qualche stella si (anche se adesso non se ne vedono più, letteralmente parlando). Una lunga storia con alcuni protagonisti rimasti intrappolati nell’insidiosa gabbia della burocrazia; mentre altri se ne sono andati, da tempo. Ognuno per la sua strada, tanto che sembra quasi impossibile ricondurli nella trama: anche se, prima o poi, almeno alcuni di loro dovranno fare i conti con il proprio destino. Non una storia di malaburocrazia, né di opere incompiute, bensi di un progetto che aveva saputo nascere e prendere piede con successo, tanto in campo scientifico che turistico, ma che in appena un decennio è finito nel dimenticatoio, fra potenti attrezzature a rischio di ruggine e castelli infestati da erbacce.

Prologo – La storia parte da lontano, dal nobile condottiero di ventura Braccio Fortebraccio da Montone, dal suo castello e dalle fortificazioni sulle verdi colline dell’Appennino umbro-marchigiano. Ma viaggia veloce fino ad arrivare agli anni settanta, quando la campagna si abbandona per le grandi città, e Rocca d’Aries, la casa dei Fortebraccio, e uno dei suoi fortilizi, quello di Borgo Coloti, cominciano a soffrire i segni del tempo.

E’ in questo periodo che gli immobili del castello e della frazione vengono acquisiti a proprietà demaniale. La gestione sarà a cura della Regione Umbria.

L’inizio della storia – E’ il 1993, i primi mesi, quando la Regione avanza una prima proposta di progetto per recuperare e valorizzare il piccolo Borgo di Coloti e la Rocca d’Aries, da finanziare con i fondi della Comunità Economica Europea. La prima fase del progetto, ossia la ristrutturazione edilizia, sembra essere comune alle due strutture, mentre la parte di valorizzazione e destinazione a nuovo uso si definisce separatamente, sin da subito. Già a marzo dello stesso anno, la Regione convoca un tavolo con il Comune di Montone e l’Università di Perugia per definire i primi contenuti dei due programmi.

Rocca d’Aries e le conchiglie – La sorte della rocca è, delle due imprese di recupero, la più lineare. Sia per investimento che per coinvolgimento di terzi. In tempi relativamente brevi, già nel 1994, parte la ristrutturazione del maniero, con incarico all’Impresa Cingoli, terminata l’anno successivo. Nel frattempo si lavora per tentare di individuare un’idea che dia una senso all’utilizzo dell’immobile, e far sì che il bene, di pubblica proprietà, possa tornare a nuova vita. Diverse le proposte sul tavolo della Regione, ma su tutte  due sembrano essere le più accreditate:

  • realizzare nel castello un museo delle armature (la più coerente con la storia del sito) o
  • un più sorprendente centro di educazione ambientale, con annesso laboratorio malacologico (leggiamo dal Garzanti: “malacologia = parte della zoologia che studia i molluschi”). A Montone. Ecco, magari fossili.

E così, tra un elmo e una conchiglia, il progetto non prenderà mai forma, nonostante alcune interrogazioni sulla questione, di cui una risalente al 2001,  presentata dall’allora e attuale consigliere regionale Andrea Lignani Marchesani, di cui riportiamo uno stralcio di risposta a cura dell’ex assessore Marina Sereni,oggi vicepresidente della Camera dei deputati: Questa ipotesi prevedeva la possibilità di realizzare un centro di educazione ambientale con annesso laboratorio malacalogico (cioè inerente le conchiglie). Questa iniziativa si sarebbe dovuta realizzare, almeno così a quel tempo fu verificato, con quote di partecipazione finanziaria da definire, e comunque, sostanzialmente, attraverso fondi che l’Agip-ENI si riservava di mettere a disposizione in qualità di sponsor del progetto. Nonostante i ripetuti incontri che le istituzioni interessate, Regione e Ministero dell’Ambiente in particolare, hanno avuto con l’Agip-ENI, questo gruppo di lavoro non è mai riuscito a pervenire ad una ufficializzazione del contributo finanziario che l’Agip-ENI sarebbe stato disponibile ad investire nell’iniziativa. L’assenza di questo formale riscontro ha determinato successivamente la non percorribilità della realizzazione di questo centro”.

Per quel che siamo riusciti a sapere, in tutto questo tempo la Rocca d’Aries è stata aperta solo in un paio occasioni: per un concerto e una giornata del FAI (da cui le foto della Rocca presenti nella fotogallery). Resta la magra consolazione che quanto meno, l’immobile è stato ristrutturato.

Borgo Coloti e le stelle – Ben altra sorte è toccata a Borgo Coloti, in quella buona e in quella cattiva. A differenza della sorella artisticamente “maggiore”, il destino del borgo, ristrutturato a partire dagli stessi anni seppur con una pletora di imprese e appalti che si sono succeduti nel tempo, si è subito delineato. Un progetto di ricerca astronomica, legato ad un astrofisico di caratura internazionale: Paolo Maffei. E già nell’ottobre del 1993 si inizia a parlare di ricerca scientifica al tavolo in cui siedono oltre alla Regione, ricordiamo proprietaria degli immobili, anche l’Università di Perugia e l’ENEA, con il responsabile ai progetti Ricerche Astrofisiche e Tecnologiche avanzate nel PNRA (Programma Nazionale di Ricerche in Antartide). Un tavolo decisamente interessante.

Sua Maestà IRAIT – Si arriva così al 16 maggio del 2000, giorno dell’inaugurazione dell’unico osservatorio astronomico professionale dell’Umbria. Al centro della grande cupola, dal diametro 8 metri, si erge il “re” del progetto: il Telescopio Robotico Infrarosso Antartico, IRAIT. Realizzato grazie alla collaborazione tra l’UniPG, con l’IAS-CNR di Roma, con l’INAF (Osservatori di Torino e Teramo) e con l’Observatoire de Nice (Francia), ad un costo di poco meno di un miliardo delle vecchie lire, messi a disposizione dal PRRA. IRAIT, il potente  e imponete telescopio con uno specchio primario da 80 cm e una focale complessiva di 16 metri, nasce con lo scopo di fornire osservazioni di sorgenti infrarosse galattiche ed extragalattiche a lunghezze d’onda superiori a 1 micron. Nasce per andare ad osservare corpi celesti dall’Antartide, dove esistono le uniche “finestre” di cielo non opacizzate dalle molecole del vapore acqueo e dell’anidride carbonica, attraverso le quali i raggi infrarossi diventano efficaci. A Borgo Coloti IRAIT dovrebbe dunque restare giusto il tempo per essere testato. Ma nel cielo di  Montone le limpide “finestre” del Polo Sud non ci sono.

Le due anime dell’Osservatorio – Ma Coloti non è solo scienza. Due sono i canali di sviluppo che prendono vita dallo stesso, complesso progetto: uno di ricerca, l’altro turistico. Due gli affidamenti ad altrettante istituzioni, per la gestione dei due differenti aspetti, che restano comunque legati l’uno all’altro.

  • La gestione scientifica viene affidata all’Università di Perugia, Dipartimento di Fisica, sotto il coordinamento del Professor Busso. Convenzione che nel tempo verrà ciclicamente rinnovata. L’UniPG, in virtù dell’accordo, avrà la possibilità di fare ricerca nei laboratori dell’osservatorio, di utilizzare e sperimentare il telescopio. Ed entra in possesso delle chiavi dell’immobile.
  • La gestione turistica sarà invece affidata dalla Regione a una Coopertiva sociale di tipo B, fondata su misura per il Borgo e inizialmente anche per la Rocca: la Continenti a.r.l., una delle tante società raggruppate sotto al cappello del consorzio ABN. Quella stessa ABN che, come si legge nell’atto n.151/2001 della Regione “ha avanzato un progetto complessivo che riguarda sia l’utilizzazione dei casali del Borgo di Coloti, sia Rocca d’Aries. Ovviamente i casali del Borgo di Coloti, che sono connessi all’osservatorio astronomico […] sono di più facile gestione ed utilizzazione a fini turistici, in particolar modo turismo sociale, turismo educativo e turismo ambientale. Per quelle strutture il Consorzio ABN si è impegnato a fare degli investimenti in termini di arredo e di completamento delle strutture, con particolare riferimento alle strutture ricreative e sportive che potrebbero sorgere intorno ai casali”. E sempre la Regione, in quegli anni organizzerà un corso di formazione per “guide astronomiche”, dal quale uscirà la figura professionale che, inserita nell’organico della cooperativa Continenti, porterà avanti, insieme a un responsabile della struttura, le attività didattiche e di accoglienza dei 12 appartamenti ricavati dal recupero architettonico della piccola frazione, per una capienza complessiva di 25/30 persone.

La fine della favola – Per una decina di anni, le strutture, hanno provato a funzionare in sinergia, nonostante le difficoltà di gestione e comunicazione fra enti. E di coordinamento tra la parte di gestione scientifica, che doveva cedere di appuntamento in appuntamento la struttura alle visite turistiche, e la parte di gestione turistica, sempre alla ricerca delle chiavi consegnate solo all’UniPg, per poter mostrare e far utilizzare agli avventori il famoso “pezzo da 80 (cm)” di Borgo Coloti. Ciò nonostante, il turismo didattico con le visite delle scuole, quello amatoriale delle tante associazioni di astrofili italiane ed estere e i molti eventi convegnistici e di osservazione del cielo organizzate da università e cooperativa, hanno portato nella piccola frazione di Montone migliaia di turisti.

Fino a circa due anni fa, quando le convenzioni sono nuovamente scadute. Ma questa volta, non più rinnovate. E’ da allora che la situazione è in uno stallo burocratico che non si riesce a dipanare. Con conseguenze pesantissime e di varia natura:

  • l’Osservatorio è chiuso e gli strumenti giacciono inutilizzati, probabilmente in deterioramento, preclusi anche agli studenti universitari che non possono più entrare nei laboratori;
  • la struttura non può più fare accoglienza turistica e la cooperativa è in liquidazione;
  • gli ex dipendenti sono in sospeso, con un investimento professionale alle spalle e senza la possibilità di portare avanti un’attività, che ha dimostrato di funzionare.
  • Infine la Regione, l’Umbria, che perde in immagine, servizi e formazione.

E il telescopio costruito per guardare le stelle dalle “finestre” nel cielo dell’Antartide? Non è mai partito. Sui ghiacci del Polo Sud, Stazione italo-francese Dome C, c’è ancorato, finalmente in fase di test dal 2013, un nuovo IRAIT, i cui occhi a infrarossi sono stati costruiti a Teramo. Sempre in collaborazione con l’Università di Perugia, beninteso.  E ri-finanziato, questa volta anche grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia.

Solo e abbandonato “re IRAIT primo” se ne resta chiuso dentro la grande cupola di Borgo Coloti. Pensare che basterebbe un modesto sforzo economico, di fronte a cotanto investimento, per riportarlo a nuova vita, per adattarlo a una migliore lettura dei cieli, visti dall’Umbria. Pronto a raccontare di galassie e corpi celesti a studenti, bambini e appassionati.

Morale – A Montone, ormai è appurato, non si trovano conchiglie. E nemmeno pinguini. Ma le stelle, quelle si. E meriterebbero di essere ammirate.

© Riproduzione riservata

Della questione di Borgo Coloti si era già occupato il TG di Retesole, con un servizio a cura di Giampiero Tasso – Questo il video del servizio TV

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