Tantissimi giovani tra i 18 e i 30 anni, a Città di Castello, vivono ancora in casa con mamma e papà. A dirlo è uno studio sul territorio su iniziativa del Comune e di Agorà, scuola di formazione politica e sociale della diocesi tifernate, presentato in occasione del convegno “Abitare la città”, svoltosi recentemente nella Sala degli Ammassi a Citerna.
Dalla ricerca effettuata su tutti i Comuni della Diocesi tifernate, il quadro emerso relativo a Città di Castello, per quanto riguarda i cosiddetti “bamboccioni”, non è dei più confortanti: al 31 dicembre 2014, infatti, in una popolazione di 40.072 abitanti, le persone con più di 60 anni sono 12.239 (il 30,5% del totale), di cui 2.804 sole (6,9% del totale, dati aggiornati a novembre 2015). I cittadini dai 18 ai 30 anni sono invece 4.996 (12,4% del totale), dei quali 3.518 (il 70,4%) vivono ancora nella famiglia di origine, soprattutto a causa della mancanza di lavoro. I cittadini stranieri, a luglio 2015, erano 4.059 (il 10% della popolazione).
“Dall’analisi – fanno sapere quelli di Agorà – si è riscontrato che sussiste un’emergenza abitativa per le fasce più deboli della popolazione. A questa emergenza rispondono sia il Comune, attraverso l’edilizia residenziale pubblica, che la Caritas diocesana, tramite apposite strutture, ma nonostante ciò la risposta sembra essere troppo limitata rispetto alla domanda. Abbiamo inoltre riscontrato che il centro storico di Città di Castello risulta, da alcuni anni, non più cuore pulsante di relazioni come in passato“.