“Comune unico: perdita di identità o nuova opportunità?”. E’ questo il titolo del convegno, organizzato dalla Cgil, che ha avuto luogo ieri pomeriggio al teatro comunale di Scheggia e Pascelupo e che ha aperto una discussione riguardante una possibile fusione tra i quattro Comuni della Fascia appenninica, Scheggia e Pascelupo, Sigillo, Fossato di Vico e Costacciaro.
Un tema, quello dell’accorpamento dei Comuni, di grande attualità. Solo nel 2014, infatti, sono state 24 le fusioni già realizzate. Un numero notevole, pari a tutte quelle realizzate dal 1930 al 2013. Nel 2015, invece, sono 7 le fusioni approvate da leggi regionali per 17 Comuni soppressi. La normativa che regola questi processi è contenuta nel ‘Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali’, secondo cui è la Regione che può modificare le circoscrizioni territoriali, sentiti ovviamente i cittadini.
All’appuntamento di ieri erano presenti, oltre ai sindaci dei Comuni interessati, anche l’assessore regionale alle riforme Antonio Bartolini e il consigliere regionale Andrea Smacchi (Pd), entrambi concordi sui vantaggi derivanti da un eventuale accorpamento.
Stato e Regioni riservano premialità a chi conclude il percorso di fusione. I comuni nati in questo modo possono derogare al Patto di stabilità per 5 anni e per 10 anni ricevono il 20% in più dei trasferimenti erariali ricevuti nel 2010
L’assessore Bartolini ha comunque ricordato che, nonostante la prospettiva di maggiori benefici economici, la soluzione non sempre trova il gradimento di popolazione e Amministratori, anche e soprattutto per un discorso di campanilismo. A conferma di ciò il tentativo di fusione, negli anni scorsi, dei Comuni di Fabro, Ficulle, Montegabbione, Monteleone di Orvieto e Parrano, un esperimento naufragato al referendum confermativo, dove ben 2.184 erano stati i cittadini contrari (il 51,33%). Attualmente si è avviato un nuovo dibattito che coinvolge Gualdo Cattaneo e Giano dell’Umbria.
Per Smacchi “aprire una discussione tra Scheggia e Pascelupo, Sigillo, Fossato di Vico e Costacciaro non deve rappresentare un tabù. Queste quattro comunità locali, che insieme sfiorano di poco gli ottomila abitanti, potrebbero trovare una dimensione che non svilisca le realtà coinvolte e che gli attribuisca la forza necessaria per assicurare servizi adeguati ai cittadini. Il compito della politica e delle istituzioni – ha aggiunto – sarà accompagnare questo processo, affinché i cittadini possano condividerlo, sentendosi pienamente coinvolti. Sarà importante spiegare tutti i vantaggi derivanti da tale percorso per evitare il prevalere di paure e campanilismi. La Regione si impegnerà a trovare ulteriori forme di incentivazione economica per sostenere i comuni che si avviano in questo processo”.