Rompe il silenzio la famiglia Presta. A parlare per primo, ad oltre una settimana di distanza da quel 25 novembre in cui la figlia Raffaella gli è stata uccisa dal marito Francesco Rosi con due colpi di fucile da caccia è il padre Antonio, ex maresciallo dei carabinieri oggi in pensione. “Mia figlia? Era luminosa, solare. È il male che ha vinto sul bene. Un avvocato penalista che pensava di avere gli strumenti per risolvere i problemi che aveva in famiglia. Non c’è riuscita”.
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Al telefono l’ex maresciallo ha una voce forte, solida, marcata comunque dal dolore e da una settimana di sofferenza “Non sapevo nulla di tutto questo” – spiega, “Raffaella è una donna – il tempo è questo, ancora al presente, ndr – che ha cercato di risolvere il problema nel suo ambito. Pensava di avere gli strumenti da sola, in proprio, all’interno della sua famiglia. Magari sorvolando su certi aspetti”. E ancora “Invece non ce l’ha fatta. Nemmeno sorvolando. Evidentemente il buon Dio ha pensato aveva bisogno di un altro angelo, e per questo l’ha chiamata a sé”.
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Ma all’ex carabiniere (come spiega Alessandro Fulloni del Corriere.it) provoca un dolore ancor più lacerante il pensiero che i presagi di una simile tragedia non siano stati colti: “Ignoravo tutto, di quello che poi si è sviluppato. Davanti a noi (il marito, Francesco, ndr) era affettuoso, dolce. Sembrava una famiglia felice. Ma il male, come il fuoco, cova sotto la cenere”. E Ancora: “… il carabiniere nella sua quotidianità deve avere la possibilità di percepire, siamo un po’ i confessori, deve comprendere, interventi che possano servire a lenire la sofferenza…”.
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