Raffaella era già stata percossa. All’apice di un litigio, l’ennesimo, secondo il marito che l’ha uccisa ha sfogato la sua frustrazione in poche parole. “Quello non è tuo figlio”. Il resto è stato una rabbia cieca. La frase che in Francesco Rosi ha innescato quel “black out” (come lo ha definito la sua difesa) nel quale si è trasformato da padre di famiglia in assassino però secondo il giudice non sarebbe verosimile. Perchè Raffaella aveva troppa paura di quel marito che l’aveva già picchiata provocandole anche di recente le ferite al volto che ora mentre il medico legale ha analizzato il suo corpo raccontano i soprusi anche a distanza di giorni.
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Così il 43enne perugino ha raccontato al Gip Andrea Claudiani durante l’interrogatorio di garanzia nel carcere di Capanne i minuti dell’uxoricidio. Raffaella Presta, vittima della follia omicida l’avrebbe pronunciata mentre l’uomo stava portando il bambino a fare il bagno, ma immediatamente dopo averla udita avrebbe imbracciato il fucile che teneva sotto il letto premendo il grilletto, non una ma ben due volte, contro la donna che molti anni prima aveva sposato. Anche se per il giudice non sarebbe verosimile che l’evento scatenante sia stata la frase riportata da Rosi, che sarebbe stata detta con rabbia dalla moglie.
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Le liti c’erano da tempo tra i due. Questo ormai sembra appurato. Lo raccontano i testimoni e forse, asso, anche il corpo ormai senza vita dell’avvocatessa 40enne. Dall’autopsia, iniziata venerdì, proseguita sabato e in attesa di ancora altri esami che verranno svolti lunedì mattina, oltre al devastante percorso di quei due proiettili calibro 10 (uno dei quali, quello fatale, che l’ha colpita alle spalle ha lambito anche il cuore) sono emersi altri elementi.
Altre lesioni e contusioni pregresse, precedenti il pomeriggio del delitto. Una su tutte quella all’orecchio, per la quale Raffaella Presta si era confidata con un’amica, ma che aveva scelto di non denunciare.
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Lui la riteneva infedele. L’uomo l’ha ripetuto come in un lamento continuo già nell’immediato dopo l’omicidio, quando evidentemente il peso del gesto compiuto cominciava a farsi sentire e sempre di più prendeva coscienza e ribadiva come in un loop infinito “mi ha tradito”.
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Il nullaosta per la riconsegna della salma dell’avvocatessa, ai famigliari giunti dalla Puglia anche per prendersi cura del figlio della donna, non è ancora stato rilasciato. Se nella giornata di lunedì gli esami saranno terminati allora potrebbe essere aperta la camera ardente all’ospedale Santa Maria della Misericordia.
(Aggiornato alle 12 del 29 Novembre)